Il dibattito sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) in Italia torna a infiammare l’attenzione pubblica con un’azione dirompente portata avanti dall’associazione Luca Coscioni.
Una maxi affissione collocata strategicamente di fronte ai Musei Vaticani e una campagna di raccolta firme in corso rappresentano un chiaro segnale di volontà di superare le attuali limitazioni imposte dalla legge 40 del 2004, un quadro legislativo percepito come intrinsecamente discriminatorio.
L’immagine al centro della campagna è quella di Maria Giulia, una giovane donna romana il cui percorso di nascita è stato reso possibile proprio grazie alla PMA, una possibilità che, ironicamente, oggi le sarebbe preclusa.
La domanda che l’affissione pone, “Davvero ora non potrei nascere?”, evoca non solo una profonda riflessione etica ma anche una critica al sistema legale che limita la realizzazione del desiderio di genitorialità.
Il contrasto tra la sua esistenza e l’impossibilità per altre donne, o coppie, di intraprendere un percorso simile, sottolinea l’ingiustizia percepita.
La vicenda di Evita, una donna torinese che ha subito un diniego alla PMA in Toscana e che ha visto il suo caso arrivare fino alla Corte Costituzionale, incarna la battaglia legale in corso.
La sentenza della Corte, che ha riconosciuto la legittimità del legislatore nell’estendere l’accesso alla PMA anche a nuclei familiari monoparentali, rappresenta un punto di svolta, sebbene la legge non sia ancora stata adeguata.
L’associazione Luca Coscioni, attraverso il gruppo “PMA per tutte”, si fa portavoce di un disagio diffuso, raccogliendo firme per una modifica dell’articolo 5 della legge 40.
La questione non è solo un tema di diritti individuali, ma assume anche una dimensione europea e internazionale: il Parlamento europeo e il Comitato Onu per i diritti sociali hanno più volte sollecitato l’Italia a garantire pari accesso alla PMA, evidenziando una dissonanza tra la legislazione nazionale e gli standard internazionali.
L’attuale scenario legale costringe migliaia di persone a ricorrere a soluzioni all’estero, generando costi economici e personali significativi, oltre a sollevare interrogativi sulla sovranità e l’autodeterminazione riproduttiva.
La PMA, infatti, non è solo una questione medica, ma un diritto fondamentale che riguarda la libertà di costituire una famiglia, un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti, indipendentemente dalla propria condizione affettiva o genitoriale.
La data del 18 settembre, giorno in cui l’associazione Coscioni depositerà le firme raccolte in Senato, rappresenta un momento cruciale, un appuntamento con la speranza di una riforma che finalmente riconosca e tuteli la diversità delle famiglie italiane.
La questione va oltre la mera applicazione di una procedura medica: tocca l’essenza stessa del diritto alla felicità e alla realizzazione personale.