Roma si prepara ad affrontare un momento di profonda riflessione e vigilanza, segnando il secondo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.
La città, custode di una storia millenaria e di un patrimonio culturale immenso, si trova a confrontarsi con le ripercussioni di un evento che ha scosso le fondamenta stesse della convivenza civile.
L’attenzione delle autorità è concentrata non solo sull’area del Ghetto, luogo simbolo della presenza ebraica nella capitale, ma anche su tutti i siti e le istituzioni che ne rappresentano la storia, la cultura e le tradizioni.
L’attacco del 7 ottobre, nella sua brutalità e nella sua portata, ha trascendentato i confini del terrorismo conosciuto, rivelando una spirale di violenza e odio che ha colpito indiscriminatamente civili innocenti.
Il desiderio primario, in questo anniversario, sarebbe stato quello di onorare la memoria delle vittime, di offrire una preghiera per il ritorno a casa degli ostaggi e di esprimere solidarietà alla comunità colpita.
Tuttavia, il panorama che si presenta è all’insegna di una crescente tensione.
La programmazione di manifestazioni e iniziative pubbliche, presentate come celebrazioni della “resistenza palestinese”, contrasta profondamente con il lutto e la sofferenza provati dalla comunità ebraica.
L’equazione tra la commemorazione di un evento così drammatico e l’esaltazione di chi ne è stato responsabile suscita sconcerto e apprensione.
Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, con chiarezza e fermezza, denuncia la gravità di un fenomeno che erode i valori fondamentali della democrazia e della convivenza pacifica.
Non si tratta di una semplice manifestazione di dissenso politico, ma di un’emersione di sentimenti antisemiti che si manifestano con gesti di vandalismo, intimidazioni e forme di incitamento all’odio.
L’oltraggio alle pietre d’inciampo, i graffiti intimidatori sui negozi kosher, testimoniano una deriva preoccupante, un’eco di pregiudizi ancestrali che sembrano aver ritrovato terreno fertile nel dibattito pubblico.
La Comunità Ebraica, consapevole della propria vulnerabilità, lancia un appello urgente a tutte le forze politiche e alle istituzioni, sollecitando una condanna univoca e inequivocabile di queste manifestazioni di intolleranza.
Si richiede non solo un gesto simbolico, ma un impegno concreto per contrastare l’antisemitismo in tutte le sue forme, attraverso l’educazione, la sensibilizzazione e l’applicazione rigorosa delle leggi.
La salvaguardia della libertà religiosa, il rispetto della diversità culturale e la difesa della memoria delle vittime di ogni forma di violenza sono imperativi morali che devono guidare l’azione di ogni cittadino e di ogni istituzione.
L’Italia, culla della civiltà occidentale, ha la responsabilità di difendere questi valori, garantendo a tutti i suoi cittadini, senza distinzioni, la possibilità di vivere in pace e in sicurezza.
Il divieto di una manifestazione pro-7 ottobre a Bologna è un segnale, ma non è sufficiente.
È necessario un cambio di passo culturale e politico, per arginare questa ondata di odio che minaccia le radici stesse della nostra società.