giovedì 7 Agosto 2025
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Rome

Roma, mafia a più voci: un’analisi complessa e insidiosa.

A Roma, la presenza mafiosa si configura come un panorama complesso e stratificato, ben lontano da un’immagine monolitica.

Non si tratta di una singola entità, ma di una pluralità di organizzazioni criminali, sia di origine “tradizionale” – quelle che affondano le radici nel tessuto sociale e culturale della Sicilia e della Calabria – sia di “autoctone”, ovvero sviluppatesi in maniera specifica nel contesto romano, spesso con una forte capacità di adattamento e contaminazione.
Queste realtà, pur mantenendo tratti distintivi, manifestano una tendenza alla coesistenza, segnata da dinamiche variabili che spaziano dalla tacita accettazione alla formale alleanza, passando per accordi di non aggressione che garantiscono una fragile stabilità del mercato illecito.
L’analisi del prefetto Giannini, esposta in sede parlamentare, mette in luce una realtà criminale articolata, capace di sfruttare le peculiarità del tessuto urbano e sociale romano.

L’attività principale di queste organizzazioni ruota attorno al traffico di sostanze stupefacenti, ma si estende a una vasta gamma di reati finalizzati al controllo del territorio e all’accumulo di risorse finanziarie illecite.

Il controllo delle “piazze di spaccio” non è solo una questione di potere, ma rappresenta il punto di partenza per un ciclo di riciclaggio di denaro sporco, che viene poi reinvestito in settori strategici dell’economia legale.
L’edilizia, l’appalto pubblico, la ristorazione, e il commercio in generale, diventano così veicoli per il riciclaggio di capitali, consentendo alle organizzazioni mafiose di infiltrarsi nel tessuto economico e di condizionare lo sviluppo urbano.

Questa capacità di “pulire” il denaro sporco attraverso attività apparentemente legali, amplifica la loro influenza e rende ancora più difficile l’azione di contrasto da parte delle autorità.

La presenza mafiosa a Roma, pertanto, non si limita alla violenza e all’intimidazione, ma si manifesta anche attraverso una sottile e pervasiva capacità di condizionamento economico e politico, che mina la legalità e compromette lo sviluppo sostenibile della città.
La sfida per le istituzioni è quindi quella di comprendere appieno le dinamiche di questa realtà criminale, sviluppando strategie di contrasto che vadano oltre la repressione penale, puntando alla prevenzione, alla tutela delle vittime e alla riqualificazione del territorio.

È necessario, in sintesi, un approccio integrato che coinvolga tutte le forze dello Stato e la società civile, per sconfiggere un male che si nutre di silenzio, omertà e collusione.

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