Un’ondata di commozione popolare si è nuovamente levata a Roma, a due mesi di distanza dal primo, vibrante, tentativo di proteggere una bambina di cinque anni da un provvedimento di allontanamento giudiziale. La vicenda, che coinvolge una famiglia residente in un complesso residenziale di Monteverde, si è ripresentata con la stessa drammaticità, scatenando un nuovo presidio spontaneo che ha visto la partecipazione di residenti, esponenti politici e associazioni di supporto alle donne e alla famiglia.L’azione di contrasto, partita nelle prime ore del mattino, ha visto l’intervento congiunto di forze dell’ordine, assistenti sociali e della tutrice, determinati a procedere con il prelievo della minore. Il tribunale, infatti, ha respinto l’istanza di sospensione presentata dall’avvocata della madre, autorizzando l’eventuale ricorso alla forza pubblica per garantire l’esecuzione del provvedimento.La reazione della comunità è stata immediata. Un cordone umano si è creato attorno all’abitazione, composto da condomini, l’assessora capitolina alle Pari Opportunità, Monica Lucarelli, la consigliera regionale per la parità, Maria Chiara Iannarelli, il parlamentare Filippo Sensi, e rappresentanti di centri antiviolenza come “Differenza Donna”. Il clima era carico di tensione, ma anche di profonda solidarietà verso la madre e la figlia.La complessità del caso risiede nella condizione di salute della bambina, affetta da una rara sindrome genetica, che rende particolarmente delicata la questione del suo benessere e della sua sicurezza. Il precedente tentativo di allontanamento era culminato in un gesto disperato della minore, che si era legata al tavolo della cucina con lo scotch, un’immagine potente che ha amplificato la sofferenza e l’angoscia della famiglia.L’amministrazione comunale, nel suo intervento, ha sottolineato di seguire attentamente la situazione, affermando di agire nell’esclusivo interesse della salute della piccola. L’assessora Lucarelli ha precisato che, in presenza di accertate situazioni di violenza e con un processo in corso, l’intervento dei servizi sociali e delle forze dell’ordine è volto a garantire la protezione della minore, pur nel rispetto dei diritti della famiglia.Nonostante l’allontanamento temporaneo degli operatori sociali, la comunità residente vive in uno stato di allerta, temendo un nuovo tentativo di prelievo. La vicenda solleva interrogativi profondi sull’equilibrio tra la tutela dei diritti del minore e il diritto alla famiglia, interrogativi che necessitano di risposte chiare e condivise.La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, ha sollecitato un intervento urgente a livello governativo, chiedendo un incontro con i ministri della famiglia, della giustizia e dell’interno. L’obiettivo è definire protocolli e linee guida precise in merito ai prelievi forzosi dei minori, garantendo che l’uso della forza pubblica sia l’ultima risorsa, utilizzato solo in situazioni di estrema necessità e nel pieno rispetto dei diritti fondamentali di tutte le parti coinvolte. La vicenda pone, quindi, al centro del dibattito la necessità di un approccio multidisciplinare, che coinvolga non solo le istituzioni, ma anche le famiglie, le comunità e le associazioni, al fine di costruire un sistema di protezione dei minori che sia efficace, umano e rispettoso della dignità di ogni persona.
Roma, nuova protesta per l’allontanamento di una bambina
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