domenica 10 Agosto 2025
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Traffico di rifiuti a Roma: sequestrate aree e veicoli, 9 indagati.

Un’operazione congiunta della Polizia Locale di Roma Capitale, eseguita in seguito a un’ordinanza del Tribunale emessa su richiesta della Procura, ha portato al sequestro di due aree di ampiezza totale di 1000 mq, utilizzate per lo stoccaggio illegale di considerevoli volumi di rifiuti, inclusi materiali pericolosi.
Contestualmente, sono stati sequestrati cinque autocarri utilizzati per la raccolta e il trasporto.
Nove individui sono attualmente sotto indagine, accusati di aver costituito e gestito un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti, in violazione delle normative ambientali e fiscali.

Le indagini, avviate nel 2024 dal Nucleo Ambiente Decoro della Polizia Locale, hanno preso avvio da una diffusa e irregolare affissione di cartelli pubblicitari, noti come “cartelli gialli”, che promuovevano attività di trasporto, facchinaggio e smaltimento non autorizzate.

Queste prime segnalazioni hanno permesso di identificare due distinte organizzazioni imprenditoriali, strutturate attorno a un cittadino italiano e a un extracomunitario, operanti nel settore degli “svuota-cantine” e attive in diverse zone della città.
L’inchiesta, guidata dal magistrato Giorgio Orano, si è sviluppata attraverso una combinazione di investigazioni tradizionali e tecniche avanzate di sorveglianza, inclusi sistemi di videosorveglianza e pedinamenti mirati.

Questi accertamenti hanno permesso di ricostruire la complessità della filiera illegale, delineando il ruolo e le responsabilità di ciascuno degli indagati e rivelando una sofisticata rete di attività illecite.
Le aree sequestrate non fungevano solamente da depositi abusivi, ma costituivano veri e propri centri di trattamento dei rifiuti.
Qui, i materiali venivano sottoposti a processi di separazione e selezione, con l’obiettivo di recuperare frazioni metalliche aventi valore di mercato.
Le restanti componenti, prive di utilità economica, venivano destinate a smaltimenti irregolari, eludendo ogni controllo ambientale e fiscale.

Questo sistema fraudolento consentiva agli indagati di realizzare ingenti profitti illeciti, derivanti sia dai compensi pagati dai clienti per la rimozione dei rifiuti, sia dal risparmio sui costi che avrebbero dovuto sostenere per operare nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di raccolta, trasporto e gestione dei rifiuti.

L’assenza di tracciabilità ambientale e fiscale, unitamente all’elusione degli oneri amministrativi, ha permesso agli indagati di massimizzare i guadagni a discapito della tutela dell’ambiente e della legalità.

L’operazione pone l’accento sulla necessità di rafforzare i controlli e le sanzioni nei confronti di chi opera in questo settore, spesso alimentato da dinamiche criminali e con gravi conseguenze per la salute pubblica e l’ambiente.

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