L’alba di oggi ha portato con sé una tragedia sulla Migliara 53, nel comune di Sabaudia, un’ennesima spiazzante ferita aperta nella realtà del lavoro precario e delle sue conseguenze mortali.
Un uomo, originario dell’India e dedito al duro lavoro nei campi, è stato falciato da un veicolo mentre pedalava verso il posto di lavoro, un viaggio quotidiano fatto di fatica e sacrificio che si è concluso in modo tragico.
I tentativi di rianimazione da parte del personale del 118 si sono rivelati vani, siglando un destino già segnato.
Questo evento, che i Carabinieri di Sabaudia stanno ora investigando per ricostruirne le dinamiche, non è un incidente isolato, ma un sintomo di un sistema complesso e malato.
Un sistema che vede uomini e donne, spesso migranti, costretti a condizioni di lavoro estenuanti, esposti a rischi e privazioni, con una precarietà che incide profondamente sulla loro salute fisica e mentale.
La stanchezza, lo stress, la mancanza di riposo adeguato: tutti fattori che contribuiscono a una vulnerabilità amplificata, rendendo più probabili incidenti come questo.
La tragedia di Sabaudia solleva interrogativi urgenti sulla necessità di un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro agricolo.
Non si tratta solo di questioni di sicurezza stradale, ma di una visione più ampia che tenga conto del benessere dei lavoratori, garantendo loro condizioni di impiego dignitose, orari ragionevoli e una tutela efficace contro lo sfruttamento.
La Cgil di Roma e del Lazio e la Cgil di Frosinone Latina sottolineano, con ragione, l’importanza di inserire interventi specifici sulla sicurezza delle vie percorse dai braccianti all’interno del protocollo sulla salute e la sicurezza, attualmente in discussione con la Prefettura di Latina.
Tuttavia, le misure immediate non sono sufficienti.
È imperativo affrontare la radice del problema: il caporalato, il lavoro in nero, l’illegalità che alimenta un mercato del lavoro sommerso, dove la vita delle persone è merce di scambio.
La proposta di una commissione d’inchiesta, finora inattiva nei cassetti della Pisana insieme alla legge “Lazio Strade Sicure”, rappresenta un atto di responsabilità politica necessario per gettare luce su questo fenomeno e produrre azioni concrete.
La denuncia del consigliere regionale Alessio D’Amato è un grido di allarme che non può rimanere inascoltato.
Mentre le leggi giacciono dimenticate e la burocrazia sembra paralizzare ogni iniziativa, la comunità perde vite umane.
È tempo di trasformare la rabbia e il dolore in azione, per evitare che tragedie come quella di Sabaudia si ripetano, e per costruire un futuro più giusto e sicuro per tutti i lavoratori.
La memoria di questa vittima deve spingerci a un impegno rinnovato per la dignità umana e la legalità nel lavoro.