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Tragica scomparsa di Sofia Rossi: indagine sulla qualità dell’assistenza

La tragica scomparsa di Sofia Rossi, giovane donna di 31 anni originaria di Cesena, ha scosso la comunità di Pignataro Interamna e sollevato interrogativi cruciali sulla qualità dell’assistenza sanitaria e la corretta valutazione dei rischi clinici.

La sua morte, avvenuta il 18 luglio presso l’abitazione familiare, ha portato la Procura della Repubblica di Cassino ad iscrivere nel registro degli indagati tre medici dell’ospedale Santa Scolastica, con l’ipotesi di omicidio colposo.

L’indagine, guidata dal procuratore Carlo Fucci, nasce dalla necessità di ricostruire la sequenza degli eventi che hanno preceduto il decesso e di accertare se mancate diagnosi o errori di valutazione abbiano contribuito al tragico epilogo.
Sofia Rossi si era rivolta al Pronto Soccorso quattro giorni prima del decesso, lamentando un forte dolore al collo.
La visita, sebbene condotta, non ha portato a ulteriori approfondimenti e la paziente è stata dimessa con una diagnosi di sospetta cervicalgia.
La Procura ha affidato un’autopsia per ottenere una determinazione precisa delle cause del decesso, un passaggio fondamentale per comprendere se si sia trattato di una condizione preesistente, non correttamente identificata, o di una complicanza imprevista.
L’autopsia, unita a perizie mediche più ampie, mira a stabilire se la sintomatologia presentata dalla paziente avrebbe dovuto innescare un percorso diagnostico diverso, volto a escludere o confermare patologie più gravi.

Un elemento particolarmente rilevante emerso nel corso delle indagini riguarda la presenza di una grave disfunzione carotidea in due parenti stretti della defunta.
Questa predisposizione ereditaria apre scenari interessanti: potrebbe essere essa stessa la causa primaria del decesso, oppure aver contribuito a renderla più vulnerabile a eventi clinici avversi.
L’inchiesta si interroga quindi su come l’anamnesi familiare, se opportunamente raccolta e valutata, avrebbe potuto influenzare la gestione del caso.

La cartella clinica di Sofia Rossi è stata acquisita integralmente per analizzare gli esami effettuati al Pronto Soccorso e verificarne l’adeguatezza e l’appropriatezza rispetto alla complessità del quadro clinico presentato.

Si valuta se le procedure seguite, le indagini diagnostiche eseguite e le decisioni terapeutiche adottate fossero conformi alle linee guida mediche e alle migliori pratiche cliniche.

Parallelamente, la ASL di Frosinone ha avviato un audit interno, un processo sistematico di revisione volto a valutare il rispetto delle procedure diagnostico-assistenziali e a identificare eventuali margini di miglioramento nei percorsi clinici.

Questo audit non si limita a ricostruire la vicenda di Sofia Rossi, ma mira a rafforzare la qualità dell’assistenza sanitaria offerta a tutti i pazienti, prevenendo il ripetersi di simili tragedie.

L’inchiesta, pertanto, si configura come un’occasione per una riflessione più ampia sulla responsabilità medica e sull’importanza di un approccio olistico alla diagnosi e alla cura del paziente, considerando non solo la sintomatologia acuta, ma anche la storia clinica familiare e i fattori di rischio individuali.

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