Nel cuore di Regina Coeli, un’iniziativa inaspettata ha tessuto un legame tra arte, riabilitazione e comunità.
L’illustratore Michele Rech, universalmente noto come Zerocalcare, ha offerto un workshop intensivo di illustrazione e fumetto a un gruppo di giovani detenuti, un’esperienza resa ancora più significativa dall’impegno del Ministero della Giustizia e documentata con immagini evocative su Gnewsonline.
L’incontro ha rappresentato una rottura con la consueta programmazione, un tentativo di offrire un percorso formativo non solo tecnico, ma anche emotivo e riflessivo.
Zerocalcare, con la sua sensibilità acuta e la sua capacità di narrare l’ordinario, ha condiviso con i partecipanti consigli pratici sulla creazione dei personaggi, suggerendo l’uso di specifiche tecniche di disegno.
Ma al di là delle lezioni di disegno, l’incontro ha stimolato una discussione più profonda, un confronto diretto che ha toccato temi cruciali come l’importanza del sostegno sociale e la giustizia.
L’iniziativa, concepita per un gruppo iniziale di dodici detenuti, ha visto la partecipazione ridotta a soli otto al momento dell’incontro finale, una dinamica complessa che riflette le difficoltà intrinseche alla popolazione detenuta, spesso segnata da fragilità e instabilità.
Come sottolinea Grazia Piletti, segretaria dell’associazione “A Roma, insieme”, la flessibilità nell’offerta formativa è essenziale per raggiungere un pubblico eterogeneo, soprattutto considerando la sempre più giovane età media dei detenuti.
La direttrice del carcere, Claudia Clementi, ha evidenziato il grande apprezzamento che il lavoro di Zerocalcare riscuote all’interno dell’istituto, dove i suoi libri sono tra i più richiesti, tanto da risultare spesso “scomparsi” – una metafora potente dell’importanza che la lettura e l’arte rivestono per chi vive in un ambiente di privazione.
Un segno tangibile di questo legame è la dedica lasciata da Zerocalcare su una copia del libro, destinata ad arricchire la biblioteca del carcere: un messaggio di incoraggiamento rivolto ai “utenti della biblioteca di Regina Coeli!”.
Nel corso del workshop, l’artista ha espresso una riflessione toccante: la condizione di molti detenuti è spesso il risultato di una mancanza di supporto sociale, una carenza di risorse che li espone a percorsi di marginalità e devianza.
L’incontro ha quindi assunto un valore aggiunto, fungendo da catalizzatore per una maggiore comprensione delle complessità che sottendono la realtà carceraria e aprendo uno spiraglio di speranza per il futuro.
L’arte, in questo contesto, si rivela non solo un mezzo di espressione, ma un potente strumento di umanizzazione e di ricostruzione sociale.