venerdì 1 Agosto 2025
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Adriana Asti si è spenta: addio a un’icona del cinema italiano.

Adriana Asti, figura emblematica del panorama artistico italiano, si è spenta nella notte a Roma, all’età di 94 anni.

Adelaide Aste, così il suo nome di battesimo, ha lasciato un’eredità culturale inestimabile, tessuta attraverso decenni di intensa attività teatrale e cinematografica.

Nata a Milano il 30 aprile 1931, la sua scomparsa, annunciata dal quotidiano *Il Foglio*, segna la perdita di una voce, un volto e una presenza scenica che hanno saputo incarnare la complessità e l’evoluzione del teatro e del cinema italiano.

Il percorso artistico di Adriana Asti si configura come un affresco dei più significativi movimenti culturali del secondo Novecento.
Esordisce nel 1951, con una performance in *Miles Gloriosus* di Plauto presso la compagnia stabile di Bolzano, ma è l’interpretazione in *Il crogiuolo* di Arthur Miller, sotto la direzione di Luchino Visconti, a segnare il primo passo verso il riconoscimento.

Questo sodalizio con Visconti, maestro indiscusso del cinema italiano, si rivela fecondo e profondo, generando opere indimenticabili come *Rocco e i suoi fratelli* (1960), un affresco crudo e realistico del dramma umano e sociale.

La sua carriera è costellata di collaborazioni con i più importanti registi del suo tempo: da Bernardo Bertolucci, con il quale realizza *Prima della rivoluzione*, a Pier Paolo Pasolini, che la impiega in *Accattone*, un’opera provocatoria e visceralmente poetica.
Il suo talento si rivela capace di interpretare ruoli di grande intensità emotiva e di cogliere la sottigliezza dei personaggi, incarnando vizi e virtù con un’autenticità disarmante.

La partecipazione a *Ludwig* (1972) di Visconti e a *Il fantasma della libertà* di Luis Buñuel consolidano la sua reputazione di attrice versatile e interprete di grande spessore.
Adriana Asti non si limita al solo cinema, ma si conferma una figura imprescindibile nel panorama teatrale, lavorando con registi come Strehler e Ronconi, amplificando la sua capacità di trasfigurazione e di profonda comprensione della psiche umana.

L’interpretazione di Felicita, la serva flaubertiana in *Un cuore semplice* (1977), diretta da Giorgio Ferrara a partire da una sceneggiatura di Cesare Zavattini, la consacra come attrice capace di rendere giustizia a personaggi complessi, spesso marginali, ma portatori di un’umanità profonda.

La sua carriera continua a evolversi, attraversando le opere di David Emmer e Kiko Stella, fino ad arrivare a *La meglio gioventù* di Marco Tullio Giordana, dove interpreta con intensità la figura materna dei protagonisti, Luigi Lo Cascio e Alessio Boni.
La sua presenza, spesso discreta ma sempre significativa, ha contribuito a definire l’identità del cinema italiano, arricchendolo di sfumature e di profondità.
Oltre alla sua carriera attoriale, Adriana Asti si è distinta come doppiatrice di spicco, prestando la sua voce a Lea Massari e Claudia Cardinale, dimostrando una versatilità artistica che la rende una figura unica e irripetibile.
La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel mondo dello spettacolo, ma la sua opera continuerà a vivere, ispirando nuove generazioni di artisti e appassionati.

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