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Castelporziano, 1979: Poesia, Ribellione e Pasolini.

Castelporziano, 1979: Un’Eruzione di Poesia e MemoriaGiugno 1979.

Il lido romano si trasforma in un crogiolo effervescente, un palcoscenico a cielo aperto per il primo, ambizioso Festival Internazionale di Poesia.
Tre giorni intensi, catturati dall’obiettivo della macchina da presa nelle mani del regista Andrea Andermann, che ne darà vita al documentario ‘Castelporziano ostia dei poeti’.
Un’opera, nata in collaborazione con la Rai e trasmessa nel 1980, che ora, a 45 anni dalla sua realizzazione, risorge in una veste restaurata, presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e successivamente trasmessa su Rai 3.

Questo ritorno segna anche un anniversario doloroso: il cinquantesimo dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, figura che, pur nell’assenza fisica, permea l’opera come un’eco profetica.
Il documentario non è una semplice cronaca di un evento, ma un’immersione in un’epoca di fermento culturale e sociale.
Castelporziano, un luogo simbolo della borghesia romana, viene preso d’assalto da trentamila giovani, un’onda umana che incarna la ribellione di una generazione in cerca di espressione.

La loro presenza irrompe, letteralmente, negli spazi rituali del festival, fino a destabilizzarne l’ordine prestabilito, con gesti iconici come l’improvvisazione di un banchetto popolare sul palco.

La scena si anima con la presenza di icone della Beat Generation: Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, LeRoy Jones, e il poeta sovietico Evgenij Evtušenko.

L’incontro tra queste figure, tra la poesia affermata e la voce acerba di una gioventù in cerca di identità, crea un’atmosfera di straordinaria potenza creativa.

Andermann, con una regia sobria e rispettosa, si fa testimone di questo momento unico, lasciando che i personaggi si rivelino nella loro autenticità, rifiutando qualsiasi giudizio moralistico.
I volti che appaiono sullo schermo non sono finzione, ma individui concreti, ritratti nella loro quotidianità, ma allo stesso tempo incarnazioni di un’inquietudine più ampia, di una ricerca di senso che trascende il singolo evento.

Il film non si limita a documentare la vivacità del festival.
Incrocia la cronaca con un evento tragico che ha segnato quei giorni: un incendio che divampa sul mare antistante Castelporziano, conseguenza di una collisione tra una nave mercantile francese e una cisterna italiana.

Questa sovrapposizione tra la celebrazione della parola poetica e la violenza della distruzione assume un valore simbolico profondo, evidenziando le contraddizioni e le fragilità del tempo.

La memoria di Pier Paolo Pasolini, assassinato all’idroscalo di Ostia, è un elemento costitutivo del documentario.
La sua voce, le sue parole profetiche contenute nella poesia ‘La Guinea’, risuonano come un monito, un presagio di un destino tragico che si è compiuto.
Pasolini, figura complessa e controversa, diventa il simbolo di un’epoca perduta, di un ideale di bellezza e di verità che è stato brutalmente spezzato.
La versione restaurata, frutto di un meticoloso lavoro condotto dalla Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, restituisce al pubblico un’opera di straordinaria rilevanza storica e artistica.
Non si tratta solo di un recupero tecnico, ma di un atto di memoria, un omaggio a un’epoca di ribellione e di speranza, un invito a riflettere sul significato della poesia e sul suo ruolo nella società.

Il film, oggi, risuona con una nuova urgenza, in un mondo ancora tormentato dalle stesse domande, dalle stesse paure, dalle stesse aspirazioni che animavano i giovani di quarantacinque anni fa.

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