La mostra “Dalí.
Rivoluzione e Tradizione” a Roma, inaugurata in coincidenza con il centenario della sua prima esposizione personale, offre uno sguardo profondo e complesso sulla figura di Salvador Dalí, artista catalano che ha saputo incarnare e trascendere i confini del Surrealismo.
Palazzo Cipolla, Museo del Corso, ospita fino al febbraio 2026 un percorso espositivo curato da Carme Ruiz González e Lucia Moni, sotto la direzione scientifica di Montse Aguer, Direttrice dei Musei Dalí, che ambisce a svelare le molteplici sfaccettature di un genio spesso frainteso.
Lungi dall’essere un mero esponente del movimento surrealista, Dalí si rivela un intellettuale poliedrico, affascinato dalla scienza, dalla letteratura, dalla filosofia e dal cinema, e animato da una costante ricerca di sintesi tra tradizione e innovazione.
La mostra non si limita a presentare oltre sessanta opere, tra dipinti e disegni, arricchite da materiali documentari fotografici e audiovisivi, ma mira a decostruire l’immagine iconoclasta e provocatoria che spesso ha offuscato la sua rigorosa formazione artistica e la sua profonda erudizione.
La sezione centrale dell’esposizione è interamente dedicata all’influenza di quattro figure chiave nella ricerca estetica di Dalí: Velázquez, Vermeer, Raffaello e Pablo Picasso.
Questi maestri non furono semplici fonti di ispirazione, ma veri e propri modelli a cui l’artista guardò con ammirazione e con una volontà ambiziosa: quella di erigersi a classico.
L’ammirazione per Velázquez, ad esempio, si traduce in una meticolosa attenzione al dettaglio e nella resa illusionistica dello spazio, mentre l’influenza di Vermeer emerge nella composizione armoniosa e nell’uso magistrale della luce.
L’analisi dei modelli classici rivela l’aspirazione di Dalí a trascendere il mero “surreale” per abbracciare una dimensione universale, un’arte capace di dialogare con il passato e di interrogare il futuro.
Il rapporto con Picasso, in particolare, fu un complesso intreccio di stima, rivalità e confronto intellettuale, un confronto che stimolò Dalí a superare i propri limiti e a definire un linguaggio artistico profondamente personale e riconoscibile.
La mostra, pertanto, non è solo una retrospettiva sull’evoluzione stilistica di Dalí, ma un’indagine sulla sua costante ricerca di un equilibrio precario tra ribellione e rispetto, tra l’audacia dell’innovazione e la solennità della tradizione, un equilibrio che lo ha reso uno degli artisti più enigmatici e affascinanti del Novecento.