Il ricordo di Enrico Lucherini, figura imprescindibile nel panorama dello spettacolo italiano, si materializza nella mente di Giovanna Mezzogiorno come un’immagine nitida di primavera.
Era il 1997, un anno cruciale che la vedeva pronta a intraprendere il percorso de *Il viaggio della sposa*, opera del mentore Sergio Rubini.
Quel primo incontro ufficiale, orchestrato dall’abile ufficio stampa, si svolse tra le pareti della famiglia Cecchi Gori, un ambiente denso di storia e di dinamiche complesse.
In quella circostanza, Giovanna, giovane e forse ancora incerta, conobbe Rita Cecchi Gori e si trovò a condividere l’atmosfera con Gianluca Pignatelli, un altro pilastro del mondo dello spettacolo.
L’imbarazzo di una giovane attrice, alle prese con un contesto apparentemente intimidatorio, fu ammorbidito dall’estrema professionalità e dalla gentilezza di Lucherini e Pignatelli.
La loro presenza, unita alla loro capacità di creare un’atmosfera di serenità e protezione, la fece sentire a suo agio, come in un bozzolo protettivo.
Lucherini, più che un semplice press agent, si rivelò una figura di riferimento, un depositario di una cultura cinematografica vasta e profonda.
Giovanna lo ritrovò in occasioni diverse, durante le riprese de *La bestia nel cuore* di Cristina Comencini, durante un prestigioso evento al Teatro Greco di Taormina e in altri momenti significativi della sua carriera.
In ogni incontro, la sua energia, la sua educazione impeccabile e la sua competenza enciclopedica la colpivano e la affascinavano.
Ripercorrendo mentalmente quel primo incontro, Giovanna Mezzogiorno si interroga sul significato del percorso professionale di Lucherini, sulle sue riflessioni sull’evoluzione del cinema e sul delicato equilibrio tra merito artistico e visibilità mediatica.
In un settore che ha subito trasformazioni radicali, dove l’apparenza spesso prevale sulla sostanza, si augura che Lucherini abbia potuto osservare il meglio che il cinema italiano ha saputo offrire, e che abbia avuto la consapevolezza del contributo significativo che ha apportato alla crescita e alla diffusione della cultura cinematografica.
Il commosso tributo di Giovanna Mezzogiorno non è solo un ricordo personale, ma un omaggio a un uomo che ha saputo interpretare il suo ruolo con integrità e passione, un ponte tra il mondo del cinema e il pubblico, un custode della memoria e dei valori di un’epoca.
Un grazie sentito, espresso con la profondità di chi ha imparato tanto da lui, suggella un legame professionale e umano destinato a durare nel tempo.