“Il Lago dei Cigni”, un’eco senza tempo che risuona di passione, inganno e trionfo della virtù, si rinnova per la Stagione della Filarmonica Romana, dal 13 al 16 novembre al Teatro Olimpico.
Questa nuova interpretazione, frutto della visione di Luciano Cannito, non è una semplice rivisitazione, ma un dialogo audace tra la tradizione coreutica petipesiana e le frontiere inesplorate dell’intelligenza artificiale, presentata in prima assoluta a Roma da Fabrizio di Fiore Entertainment per la Roma City Ballet Company.
La produzione si arricchisce della presenza di figure emblematiche del panorama internazionale: Maria Yakovleva, étoile del Balletto dell’Opera di Budapest, e Dinu Tamazlacaru, Principal dello StaatsBallett Berlin, irradiano la maestria che contraddistingue i più alti vertici della danza classica.
Ma è l’integrazione pionieristica dell’intelligenza artificiale a segnare un punto di svolta nella storia del balletto.
Lungi dall’essere un mero orpello tecnologico, l’IA funge da architetto onirico, ricostruendo e ampliando l’universo narrativo del Principe Siegfried e della sua amata Odette.
Questo processo creativo inedito non si limita a generare scenografie, ma plasma un linguaggio visivo immersivo, capace di evocare un mondo al confine tra la fisicità e l’astrazione, dove il castello, il bosco e il lago assumono una dimensione quasi tangibile.
Silvia Califano firma costumi che celebrano l’eleganza e la fluidità dei movimenti, mentre Maurizio Gaibisso, con la sua scenografia virtuale, crea un palcoscenico in continua metamorfosi.
Valerio Tiberi disegna luci che scolpiscono le figure e intensificano l’atmosfera emotiva, mentre Italo Grassi fornisce consulenza per l’implementazione del set tecnologico, garantendo un’integrazione armoniosa tra uomo e macchina.
“Il Lago dei Cigni,” spiega Luciano Cannito, “è un archetipo universale.
Non narra semplicemente una storia d’amore e di maledizione, ma incarna le tensioni fondamentali dell’esistenza: il conflitto tra il bene e il male, il desiderio inappagato, l’anelito alla libertà, il peso ineluttabile del destino.
La dualità intrinseca alla vicenda si manifesta attraverso le complesse trasformazioni dei personaggi, specchio delle nostre stesse fragilità e aspirazioni.
” In questa nuova incarnazione, l’IA non è un sostituto della narrazione tradizionale, bensì un potente catalizzatore, un mezzo per intensificare la dimensione poetica e amplificare le sfumature emotive del racconto.
L’obiettivo non è quello di sovvertire la classicità, ma di illuminarla da una prospettiva contemporanea.
“L’intelligenza artificiale,” prosegue Cannito, “ci offre uno strumento in grado di tradurre le emozioni in immagini, di materializzare i sogni e di creare un universo che coesiste tra la realtà e l’immaginazione.
Tuttavia, la danza, con la sua disciplina tecnica e la sua capacità di evocare immagini potenti, rimane il fulcro della performance.
La tecnologia non deve erodere l’umanità dei danzatori, ma celebrarla, esaltando la forza di una storia che continua a parlare alle generazioni, risvegliando in noi un profondo senso di meraviglia e di riconoscimento.
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