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lunedì 27 Ottobre 2025

Intellettuali Latinoamericani in Italia: un Ponte di Resilienza

Un ponte di resilienza e creatività: l’Italia, crocevia per gli intellettuali latinoamericani negli anni cruciali del secondo dopoguerra.
La mostra fotografica “La diaspora latinoamericana in Italia negli anni ’70”, attualmente esposta presso l’Istituto Cervantes di Roma, offre uno sguardo inedito su un capitolo spesso trascurato della storia culturale europea e ispanoamericana.
Attraverso l’obiettivo di Cecilia Fajardo, emergono i volti, le atmosfere e le vibrazioni di un’epoca segnata da profonde trasformazioni politiche e sociali.

Le immagini di Fajardo, più che un semplice reportage, costituiscono un’autentica testimonianza della necessità di ricerca e di rifugio che animava molti artisti e intellettuali latinoamericani, fuggiti dalle dittature e dalle violenze che flagellavano i loro paesi d’origine.
L’Italia, con la sua apertura e la sua ricca tradizione artistica, si rivelò un porto sicuro, un luogo di scambio e di ispirazione.

Questo flusso migratorio non fu un fenomeno improvviso.

Già negli anni Quaranta e Cinquanta, figure di spicco come il poeta colombiano Jorge Zalamea Borda e il pittore Giorgio de Chirico avevano iniziato a tessere un filo di relazioni che si sarebbe poi ampliato.

Firenze, ad esempio, fu terreno fertile per la formazione artistica di Fernando Botero, mentre, negli anni Settanta, Roberto Matta fondò una comunità artistica a Tarquinia, attirando attorno a sé altri esponenti dell’arte latinoamericana.

La mostra illumina la presenza di nomi che avrebbero poi segnato la letteratura, la musica e le arti visive del Novecento: Fernando Birri, Astor Piazzolla, Rafael Alberti, solo per citarne alcuni.

Questi artisti, trovando in Italia una dimora stabile, non solo continuarono a produrre opere di grande valore, ma aprirono anche le porte a una nuova ondata di intellettuali ispanoamericani, creando una vera e propria rete di sostegno e di collaborazione.
Cecilia Fajardo, con la sua Rolleiflex, cattura l’essenza di questo periodo, documentando non solo gli eventi pubblici, le mostre, i concerti, i manifesti politici che animavano le strade romane, ma anche i momenti di intimità, i dialoghi, i silenzi condivisi tra artisti europei e latinoamericani.
Le sue fotografie ci restituiscono l’immagine di una comunità vibrante, fatta di solitudine e speranza, di dolore e di creatività.

La mostra offre uno spaccato di un’epoca complessa, in cui la fuga dalla persecuzione si coniuga con la ricerca di identità e la necessità di esprimere il proprio talento.
Un capitolo fondamentale per comprendere le dinamiche culturali del secondo dopoguerra e il ruolo dell’Italia come ponte tra due mondi.

La testimonianza fotografica di Cecilia Fajardo non è solo un documento storico, ma un omaggio alla resilienza e alla forza dello spirito artistico, capace di superare i confini e di creare legami indissolubili.

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