Libero De Rienzo, un nome che evoca una fragilità intensa, una libertà radicale e un talento ineguagliabile, è al centro del documentario “Libero – Sempre comunque mai”, un ritratto intimo e commovente realizzato da Alessio Maria Federici.
Il film, prodotto da Greenboo Production in collaborazione con Rai Cinema e presentato alla Festa del Cinema di Roma, non si limita a ricostruire la parabola artistica di un attore scomparso troppo presto, ma ne esplora la complessa interiorità, il suo rifiuto di aderire alle logiche del successo e la sua profonda umanità.
De Rienzo emerge non come una figura di celebrità, ma come un intellettuale anticonformista, un uomo che ha preferito l’autenticità alla compiacenza.
Le sue parole, riportate nell’incipit del film – “La felicità è un finto valore, il valore è l’onestà, il non prendersi troppo sul serio” – sono una chiave di lettura per comprendere la sua esistenza, una vita vissuta ai margini, in costante dialogo con le contraddizioni del mondo.
Il documentario si configura come un mosaico di ricordi e testimonianze.
Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Valeria Golino, Elio Germano, Emanuele Trevi, Michele Riondino, Marco Risi, Marco Bocci, David Grieco, Micaela Ramazzotti, Stefano Fresi, Massimiliano Bruno, Andrea Sartoretti, Marco Ponti, Willie Peyote, Pietro Sermonti e altri ancora, offrono prospettive uniche e personali sull’uomo e sull’artista.
Emanuele Trevi, con la sua sensibilità da letterato, sottolinea come De Rienzo incarnasse una capacità straordinaria di contenere in sé “oceani di dolcezza e disperazione”, un’ambivalenza che lo rendeva irresistibile e profondamente umano.
L’immagine del David di Donatello vinto nel 2002 con “Santa Maradona” è particolarmente significativa.
Invece di ringraziare familiari e amici, De Rienzo dedica il premio alla Croce Rossa e Mezza Luna Rossa internazionale, un gesto che rivela la sua compassione per gli oppressi e la sua volontà di utilizzare la sua visibilità per cause più grandi.
Il film non trascura la sua passione per la regia, evidenziando l’ignoto percorso di “Sangue”, un film premiato all’estero ma ignorato in patria, un simbolo della difficoltà di accogliere voci autentiche e innovative.
Elio Germano ne sottolinea l’importanza come espressione di una “forte idea di cinema”, una visione artistica che si discostava dai canoni dominanti.
David Grieco, che lo ha diretto in “La macchinazione”, riflette sulla generosità che De Rienzo riservava agli altri, ma non a se stesso, un’autocritica che rivela la sua lotta interiore.
La sua morte, definita una “pugnalata”, ha lasciato un vuoto in coloro che lo hanno conosciuto e amato, un senso di perdita che testimonia la sua profonda influenza sulla comunità artistica.
“Libero – Sempre comunque mai” non è solo un omaggio a un talento perduto, ma un invito a riflettere sui valori che guidano la nostra esistenza, sull’importanza dell’autenticità e sulla necessità di coltivare legami di amicizia e fiducia reciproca, elementi essenziali per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.
Il film ci lascia con la consapevolezza che la vera grandezza risiede nella capacità di rimanere fedeli a se stessi, anche quando ciò significa andare controcorrente.









