domenica 7 Settembre 2025
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Rome

Nick Cave: Estasi e Intimità a Roma, un Concerto Indimenticabile.

Un’onda di estasi collettiva ha investito la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica ieri sera, culminando in un’irrefrenabile incursione sul palco, gestita con ponderata compostezza dal servizio d’ordine.
L’energia sprigionata durante il concerto di Nick Cave, che si ripete stasera nell’ambito del Roma Summer Fest, ha superato ogni aspettativa, trasformando l’evento in un’esperienza catartica e profondamente condivisa.
La serata, tuttavia, trascende la semplice esibizione; si configura come un’immersione nell’universo sonoro e spirituale di un artista complesso e profondamente umano.

Lontano dall’impatto roboante della sua storica band, i Bad Seeds, Nick Cave si è presentato in una formazione essenziale, accompagnato dal virtuoso Colin Greenwood, bassista dei Radiohead.
Questa rarefazione musicale amplifica la sua intimità, spogliando le composizioni di orpelli e concentrando l’attenzione sulla potenza emotiva delle parole e delle melodie.
La sottrazione diventa quindi un elemento creativo, esaltando la fragilità e la forza che coesistono nell’opera di Cave.

Il palco, immerso nell’oscurità totale, è dominato da un imponente pianoforte a coda, unico elemento scenico, attorno al quale si sviluppa un dialogo ininterrotto tra l’artista e il pubblico, un’alternanza di silenzi carichi di significato e momenti di esplosione emotiva.
La platea, gremita in ogni ordine di posti, partecipa attivamente al concerto, seguendo ogni sfumatura del racconto musicale che si dipana attraverso brani tratti dall’ultimo album, “Wild God”, candidato ai Grammy, e dai classici più amati, culminando in un commovente triplo bis coronato da “Into My Arms”, interpretata a cappella e rispedita al microfono dal coro entusiasta della platea.

Nick Cave, figura iconica nel suo inconfondibile abbigliamento total black – un’uniforme d’eleganza austera – ha condiviso frammenti della sua vita, tracciando un percorso che dalla sua infanzia australiana, segnata da una carenza di stimoli musicali, giunge alla creazione artistica.
“Ho scritto questa canzone per mia moglie”, ha confessato riferendosi a “I Need You”, svelando un processo creativo che privilegia l’astrazione e la universalità, focalizzandosi su momenti, idee e circostanze che necessitano di essere espressi.
L’ammissione, però, rivela un profondo legame emotivo e un gesto di affetto verso Susie Bick, sua compagna di vita e madre dei suoi figli, uno dei quali è scomparso prematuramente.
Il dolore, la perdita, la fragilità umana emergono come temi centrali, affrontati con una sincerità disarmante che commuove e ispira.
Ripercorrendo la genesi di “Skeleton Tree”, l’artista ha descritto un percorso attraverso l’oscurità, che paradossalmente ha dato vita a un brano dolce e intimo.

Ha evocato la dolcezza di “Push the Sky Away”, scatenando un’esplosione di energia che ha fatto vibrare l’intera Cavea.

Un concerto di quasi due ore e mezza, un viaggio emozionante attraverso un repertorio vasto e variegato che include “Cosmic Dancer”, “Papa Won’t Leave”, “Girl in Amber” e “Ship Song”, un evento destinato a rimanere impresso nella memoria di chi ha avuto la fortuna di assistervi.
La replica di stasera promette di essere altrettanto intensa.

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