giovedì, 10 Luglio 2025
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Nuove scoperte alla Crypta Balbi: un edificio romano dimenticato

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Il recente riapertura al pubblico di una porzione del cantiere archeologico alla Crypta Balbi, dopo un’interruzione dovuta a lavori di scavo e restauro architettonico, svela non solo nuove scoperte di straordinaria importanza, ma anche un’opportunità unica di dialogo diretto tra il pubblico e il processo di ricerca storica. Nove interventi di scavo, finanziati in parte con ingenti risorse del Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari (PNC) al PNRR, hanno portato alla luce frammenti significativi del complesso stratigrafico che costituisce la Crypta Balbi, un vero e proprio palinsesto urbano che abbraccia duemila anni di storia romana.Tra le ritrovamenti più rilevanti spicca un edificio a due navate, di dimensioni imponenti – ventotto metri di lunghezza e quindici di larghezza – precedentemente ignoto. L’orientamento nord-sud suggerisce una precisa volontà progettuale, ma l’analisi stratigrafica rivela che la sua costruzione, avviata nel IX secolo, fu interrotta bruscamente prima del completamento. I ricercatori ipotizzano che eventi sismici catastrofici, come i terremoti del 801 e dell’847, possano aver contribuito all’abbandono del progetto. La natura precisa dell’edificio rimane oggetto di studio, ma le sue dimensioni e la sua architettura lasciano presagire una destinazione d’uso religiosa, come un complesso di culto mai portato a termine, offrendo un’inedita prospettiva sulla vita religiosa e sociale di Roma in un periodo cruciale del Medioevo.Il ritrovamento si inserisce in un contesto stratigrafico di eccezionale complessità. L’area della Crypta Balbi, incastonata tra via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani, via dei Delfini e via dei Polacchi, costituisce un esempio rarissimo nel panorama archeologico internazionale. Il sito documenta la trasformazione progressiva di un’area urbana attraverso i secoli, a partire dal teatro di Lucio Cornelio Balbo, costruito nel 13 a.C., con il suo cortile porticato e la *crypta*, una galleria coperta che ne costituiva la scenografia. Successivamente, nel periodo alto-medievale, l’area ospitò una chiesa e un convento dedicati a Santa Maria Domine Rose, sostituiti nel XVI secolo da un complesso intitolato a Santa Caterina d’Alessandria, attivo fino al 1940. L’acquisizione da parte dello Stato italiano nel 1981 ha permesso di integrare l’area tra le sedi del Museo Nazionale Romano, valorizzandone il potenziale come laboratorio di ricerca e come luogo di incontro tra storia e contemporaneità.Oltre all’edificio a due navate, gli scavi hanno restituito manufatti di notevole interesse: un capitello corinzio di lesena, affine alla decorazione del Foro di Augusto, riutilizzato come coperchio di un sistema fognario tardoantico, frammenti di statue a soggetto femminile e maschile, e una statuetta del dio Pan. Questi elementi, insieme all’edificio appena scoperto, offrono una testimonianza tangibile dell’evoluzione artistica, tecnica e sociale di Roma attraverso i secoli.“La Crypta Balbi è un archivio vivente della storia della città,” afferma Edith Gabrielli, direttrice del VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia e direttrice ad interim del Museo Nazionale Romano. “Essa racchiude la narrazione continua di Roma, segnata da mutamenti radicali, trasformazioni inaspettate e persistenti continuità che ci permettono di comprendere meglio la complessità del passato e la sua influenza sul presente.” L’iniziativa “Crypta Balbi: cantiere aperto” rappresenta un’occasione irripetibile per assistere direttamente al lavoro degli archeologi e dei restauratori, e per riflettere sulla ricchezza e sulla fragilità del patrimonio culturale italiano.

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