Un’onda di entusiasmo ha investito il Teatro dell’Opera di Roma, segnando l’apertura della nuova stagione con una riproposizione attesa da cinquant’anni: *Lohengrin* di Richard Wagner, un’opera monumentale che incarna la quintessenza del dramma musicale tedesco.
La serata inaugurale, diretta da Michele Mariotti e con la regia di Damiano Michieletto, non è solo un evento culturale di primaria importanza, ma anche un simbolo del ritorno a una tradizione operistica di alto livello, che vede Roma riconfermare il suo ruolo di fulcro della scena lirica italiana.
La presenza del sindaco Roberto Gualtieri, presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Musica per Roma, e del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, testimonia il valore attribuito all’iniziativa, un gesto di riconoscimento per gli artisti, i lavoratori e gli appassionati che animano il prestigioso Teatro Costanzi.
La lettera di auguri del sottosegretario, un auspicio di successo e vitalità per l’Opera, risuona come un invito a riscoprire la potenza emotiva e la complessità artistica di Wagner.
La platea e i palchi hanno visto convergere un pubblico illustre, un microcosmo della società romana che celebra la cultura e l’arte.
Dalle figure diplomatiche, come l’ambasciatore russo Aleksej Paramonov, alle star internazionali come l’attrice Toni Collette e il ballerino Benjamin Pech, fino ai nomi di spicco del cinema italiano, Marco Bellocchio e Roberto Andò, e dei compositori contemporanei, Silvia Colasanti, Lucia Ronchetti e Giorgio Battistelli, l’atmosfera era permeata di attesa e di un profondo rispetto per l’opera.
La regia di Damiano Michieletto, esordiente con Wagner, si distingue per una visione innovativa che mira a superare le barriere tra astrazione e realtà, tra forma e contenuto.
L’obiettivo è restituire al pubblico una narrazione carica di umanità, esplorando le profondità psicologiche dei personaggi e le loro sofferenze, i loro desideri e i loro dolori.
L’assenza di un’ambientazione storica precisa e l’uso di costumi contemporanei contribuiscono a rendere la storia più accessibile e universalmente comprensibile, mentre l’uso suggestivo delle luci, e in particolare l’effetto scenico del fuoco, intensifica l’impatto emotivo del dramma.
Michele Mariotti, per la quarta volta a inaugurare la stagione dell’Opera di Roma, si confronta con la sfida monumentale di un titolo wagneriano, dimostrando la sua versatilità e la sua capacità di interpretare un repertorio vasto e complesso.
L’esecuzione musicale è supportata da un cast internazionale di voci di primo piano, che incarnano le figure chiave del dramma, dal tenore Dmitry Korchak nel ruolo di Lohengrin, alla soprano Jennifer Holloway (Elsa), passando per Clive Bayley, Tómas Tómasson, Ekaterina Gubanova e Andrei Bondarenko.
La direzione del coro, affidata a Ciro Visco, aggiunge ulteriore profondità all’esperienza musicale, mentre le scenografie di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti contribuiscono a creare un’atmosfera visivamente potente e suggestiva, elevando lo spettacolo a un’esperienza artistica indimenticabile.
*Lohengrin* si configura così non solo come un omaggio al genio di Wagner, ma anche come un segnale di rinascita e di vitalità per il teatro lirico romano.






