sabato, 5 Luglio 2025
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Stefania Rocca e il thriller esistenziale de L’amore non lo vede nessuno

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Stefania Rocca si interroga sulla natura del mestiere dell’attore, sull’equilibrio delicato tra la fiducia nel regista e la propria visione artistica, un dilemma che riecheggia nel complesso spettacolo “L’amore non lo vede nessuno”, tratto dall’omonimo romanzo di Pietro Grasso e diretto da Piero Maccarinelli. L’opera, prodotta da Compagnia Molière, Centro Teatrale Bresciano, Teatro Quirino e Teatri di Napoli – Teatro Nazionale, segna la terza significativa collaborazione tra Grasso e Maccarinelli, proseguendo un percorso iniziato con “Fuoriusciti” e “Il Caso Kaufmann”. Lo spettacolo, in tournée dopo il debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto, vede in scena anche Giovanni Crippa e Franca Penone.Maccarinelli definisce “L’amore non lo vede nessuno” un thriller esistenziale, una macchina di indagine che scava nell’abisso del vivere, costringendo lo spettatore a confrontarsi con la propria ombra e a interrogarsi sulla fondamentale necessità di redenzione e auto-perdono. L’opera non si limita a una narrazione lineare, ma si configura come un’esplorazione filosofica sulla natura del dolore, della colpa e della verità, intrecciando elementi di suspense psicologica con riflessioni profonde sull’identità umana.La trama si sviluppa attorno alla figura di Silvia, interpretata da Stefania Rocca, e al lutto improvviso della sorella Federica. Il funerale si rivela un detonatore di eventi inaspettati: la comparsa di un uomo sconosciuto, la cui presenza innesca una spirale di domande inquietanti. Il dialogo che ne consegue non è un semplice scambio di informazioni, ma un duello interiore, un confronto che smaschera ipocrisie e costringe i protagonisti a confrontarsi con segreti sepolti. L’incontro settimanale in un bar, regolato da un patto di segretezza, crea un’atmosfera carica di tensione, dove la verità si svela a frammenti, alimentando la curiosità e l’ansia dello spettatore. La promessa di rivelare la verità, scambiata per la rinuncia alla ricerca dell’identità, diventa la chiave di volta per un viaggio emotivo che trascende i confini del mistero iniziale, toccando temi universali come il rimorso, il perdono e la fragilità dei legami familiari. Lo spettacolo, quindi, non è solo un thriller, ma una meditazione sulla complessità dell’animo umano e sulla difficoltà di affrontare il passato.

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