L’intersezione tra narrazione e indagine storica ha sempre rappresentato un terreno fertile per la creazione culturale europea, generando opere ibride che sfidano le rigide demarcazioni disciplinari.
Oggi, assistiamo a un’intensificazione di questo fenomeno: scrittori attingono sempre più frequentemente a figure storiche reali, elevandole a protagonisti di romanzi complessi, mentre storici adottano tecniche narrative, spesso in prima persona, per rendere più accessibile e coinvolgente la loro ricerca.
Questo non costituisce una novità assoluta, bensì un’accelerazione di una tendenza secolare, ma pone interrogativi cruciali sulla natura stessa del rapporto tra passato, memoria e rappresentazione.
Si tratta di un cambiamento d’epoca, dove i confini tra le pratiche dello storico e quelle del letterato si fanno sempre più porosi, alimentando una comune inquietudine di fronte alla complessità del passato.
La questione non è tanto quella di definire una nuova frontiera, che si rivela costantemente mobile, ma di comprendere come l’emergere della soggettività nella scrittura storica stia rimodellando la nostra percezione del tempo trascorso.
L’avvento del “narciso storico,” parallelo al già noto “narciso letterato”, riflette un desiderio crescente di rendere la storia più umana, più vicina all’esperienza individuale.
Questa tendenza si manifesta in due direzioni principali: un’attenzione privilegiata alla storia di famiglia, delle origini, dei ricordi ancestrali, e un proliferare di autobiografie storiografiche, in cui lo sguardo del ricercatore si intreccia inestricabilmente con il racconto della sua stessa esistenza.
È pertinente interrogarsi se esista una specifica sensibilità femminile in questo processo di “autobiografizzazione” della storia, una modalità peculiare di appropriazione della memoria collettiva.
E, non meno importante, qual è il ruolo dell’industria editoriale e del pubblico di lettori nel premiare e sostenere queste opere, contribuendo a definire i canoni e i gusti del momento?La Fondazione Primoli, in collaborazione con diverse istituzioni accademiche e con la partecipazione di figure di spicco del panorama letterario e storiografico, si propone di affrontare queste tematiche in un dibattito aperto e multidisciplinare.
Un’occasione per letterati, storici e autori di romanzi storici di confrontarsi e di illuminare le sfumature di un fenomeno in continua evoluzione.
La due giorni di riflessione, inaugurata dal Presidente Roberto Antonelli e dalla Direttrice Letizia Norci Cagiano, vedrà intervenire, tra gli altri, Marina d’Amelia, Maria Serena Sapegno, Melania Mazzucco, Riccardo Capoferro, Simona Feci, Fabio Stassi, Lisa Roscioni, Martine Van Geertruijden, Lorenzo Benadusi, Camilla Miglio, Fernanda Alfieri, e Alessandro Barbero (in collegamento), offrendo al pubblico una panoramica completa e stimolante sulle nuove frontiere della storia e della narrazione.







