Testa di *kore* a Vulci: scoperta eccezionale tra Grecia ed Etruria

Un’eccezionale scoperta archeologica ha recentemente illuminato il panorama culturale italiano, portando alla luce un reperto di inestimabile valore storico e artistico: una testa marmorea raffigurante una *kore*, una giovane donna, rinvenuta a Vulci, in provincia di Viterbo.
L’importanza del ritrovamento trascende i confini dell’Etruria, estendendosi a tutta la Magna Grecia e alla Sicilia, rendendola una testimonianza unica degli intensi e complessi scambi culturali che caratterizzarono le relazioni tra Grecia e Italia preromana.

La scoperta, presentata a Roma presso la Sala della Crociera del MiC alla presenza del ministro della Cultura, si inserisce nel contesto del progetto “Vulci Cityscape”, un’iniziativa multidisciplinare promossa dalle Università di Friburgo e Magonza in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e la Fondazione Vulci.
Questo ambizioso progetto mira a ricostruire la struttura urbana e l’evoluzione storica di Vulci, una città etrusca di grande importanza strategica e commerciale, attraverso un approccio integrato che combina archeologia, storia dell’arte, urbanistica e analisi del paesaggio.
La *kore* è stata individuata nell’area di un nuovo tempio monumentale, la cui identificazione nel 2021 ha contribuito ad ampliare notevolmente la nostra comprensione degli edifici di culto etruschi.
La scultura, di pregevole fattura, presenta un’acconciatura elaborata e raffinata, indicatori di una produzione artistica riconducibile a un atelier attico attivo nel V secolo a.
C.
Questo dettaglio suggerisce un’importante committenza greca o un mercato attivo per prodotti artistici provenienti dalla Grecia all’interno del contesto etrusco.

Attualmente, la testa marmorea è oggetto di un accurato processo di restauro e analisi presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma.

I ricercatori stanno conducendo approfondite indagini scientifiche per recuperare tracce dei colori originali, analizzare i materiali impiegati e ricostruire le tecniche di lavorazione utilizzate dagli scultori greci.

Questa ricerca non solo permetterà di preservare l’opera per le generazioni future, ma fornirà anche nuove informazioni preziose sulle pratiche artistiche dell’epoca.

Alfonsina Russo, capo dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale del MiC, sottolinea come il Parco Archeologico Naturalistico di Vulci rappresenti un luogo eccezionale dove la bellezza del paesaggio si fonde con la ricchezza della storia, offrendo una voce tangibile di una civiltà cruciale nel Mediterraneo.
La scoperta della *kore* si configura come un’opportunità per promuovere Vulci e il suo territorio a livello nazionale e internazionale, incrementando la consapevolezza del patrimonio culturale etrusco.
Luigi La Rocca, capo dipartimento per la Tutela del patrimonio culturale, evidenzia la rarità di ritrovamenti di tale portata, sottolineando il loro potenziale per avanzare nella comprensione dei rapporti tra Grecia ed Etruria durante l’età tardo-arcaica.

In particolare, la presenza di artisti greci in Etruria, testimoniata da fonti storiche, trova un’ulteriore conferma con questa scoperta, sollevando interrogativi sulle dinamiche economiche e artistiche che governavano i rapporti tra le due culture.

Infine, Luigi Oliva, direttore Centrale Restauro, esprime l’entusiasmo dell’Istituto per il restauro della *kore*, sottolineando l’importanza della collaborazione con la Soprintendenza e l’impegno a definire un piano di restauro completo e scientificamente rigoroso, al fine di preservare questo straordinario testimonianza del passato.

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