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sabato 25 Ottobre 2025

Wagner a Roma: *Die Walküre* tra mito nordico e grandezza imperiale.

La serata d’inaugurazione della stagione sinfonica di Santa Cecilia si è rivelata un’esperienza immersiva e potente, un’immersione nel cuore di *Die Walküre*, prima giornata del ciclo wagneriano che, a distanza di oltre sessant’anni, fa ritorno a Roma con una presentazione ambiziosa e innovativa.
L’esecuzione, diretta da Daniel Harding, non è stata semplicemente una performance musicale, ma un vero e proprio rituale scenico orchestrato dal regista Vincent Huguet, che ha saputo evocare una commistione suggestiva tra il mondo epico nordico e la grandiosità della Roma imperiale.

Il palcoscenico dell’Auditorium Parco della Musica, trasformato in un teatro inusuale, si è rivelato un campo di battaglia simbolico.

La scenografia di Pierre Yovanovitch, un imponente palazzo bianco che richiama sia il gelo delle saghe norrene che la solennità del marmo romano, ha offerto un’impronta visiva di forte impatto.

I costumi, curati da Edoardo Rossi in collaborazione con la storica sartoria Tirelli Trappetti, hanno arricchito ulteriormente l’atmosfera, delineando personaggi avvolti in una solennità quasi funeraria.

L’interpretazione di Harding, misurata e precisa, ha saputo guidare l’orchestra alla ricerca di una timbrica capace di rendere non solo la forza drammatica delle musiche, ma anche la profonda umanità dei personaggi, intrappolati in un conflitto ineluttabile tra il desiderio e il dovere.
Un conflitto che si manifesta con violenza nel rapporto tra Wotan, il padre degli dei, e la figlia Brunnhilde, una figura complessa, divisa tra l’obbedienza al padre e la compassione verso Siegmund, il fratello che ama.

Il cast, di altissimo livello, ha offerto interpretazioni memorabili.
Michael Volle, nel ruolo di Wotan, ha saputo incarnare la sua ambivalenza, mostrando la sua potenza divina affiancata da un’innegabile fragilità, una vulnerabilità che lo rende sorprendentemente umano.

Vida Miknevičiūtė, appassionata e intensa, ha dato vita a una Sieglinde tormentata, mentre Miina-Liisa Värelä ha restituito un’immagine di Brunnhilde ribelle, determinata a sfidare l’autorità paterna e a forgiare il proprio destino.

Stephen Milling, Okka von der Damerau, Jamez McCorkle hanno completato un quadro corale di grande impatto.
La regia di Huguet ha introdotto elementi di profonda originalità.
L’utilizzo del light design di Christophe Forey, con i suoi giochi di ombre e la stilizzazione al neon dell’albero, ha conferito alla scena una dimensione quasi onirica, sottolineando l’ambiguità tra il mondo divino e quello umano.

La rappresentazione della celebre cavalcata delle Valchirie, interpretata come un’ombra cinese, ha introdotto un elemento di teatralità inaspettato.

Huguet ha sapientemente intrecciato i miti nordici con la storia e l’immaginario della Roma antica, evidenziando le analogie tra il dramma wagneriano e la tragedia greca, le cui eco risuonano ancora nelle figure mitologiche che animano la città eterna.
Il libretto di Wagner, che racconta l’ascesa e la caduta dell’impero di Wotan, si rivela un’allegoria universale sulla rinuncia all’immortalità, sul potere dell’amore e sulla necessità di accettare il proprio destino, anche quando questo comporta il sacrificio.

*Die Walküre* non è solo un’opera, ma un viaggio alla scoperta delle profondità dell’animo umano, un’esplorazione della fragilità degli dei e della forza inestinguibile della speranza.

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