Il recente rapporto sulle comunicazioni obbligatorie in materia di lavoro dipendente, analizzato nel triennio 2022-2024, proietta ombre sul panorama occupazionale del Lazio e, in particolare, di Roma, evidenziando una persistente fragilità strutturale.
Contrariamente a un quadro nazionale caratterizzato da un relativo equilibrio tra attivazioni e cessazioni contrattuali, con una tendenza all’aumento delle cessazioni nel 2024, la regione evidenzia dinamiche divergenti: un modesto aumento delle attivazioni e una concomitante riduzione delle cessazioni.
Tale apparente paradosso, benché apparentemente positivo nel saldo occupazionale (+27.510 unità nel 2024, in diminuzione rispetto al +59.148 del 2023), non si traduce in un effettivo miglioramento della stabilità lavorativa, bensì segnala un rallentamento complessivo dell’inerzia del mercato del lavoro.
L’analisi approfondita rivela un dato allarmante: il peso dei contratti a tempo determinato, in una spirale decrescente dal 18% del 2009 all’attuale 8,3% nel 2024, continua a dominare il tessuto lavorativo, erodendo progressivamente la componente di contratti a tempo indeterminato, sia in termini di percentuale che di numero di lavoratori coinvolti.
Questa preponderanza di forme contrattuali precarie non solo mina la sicurezza economica dei lavoratori, ma incide negativamente sulla crescita del capitale umano, limitando gli investimenti in formazione e sviluppo professionale.
La situazione, come sottolinea il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola, confuta le narrative governative e riflette l’impatto delle scelte di politica economica implementate nell’anno precedente.
L’attuale manovra finanziaria, a detta dei sindacati, non introduce elementi di inversione di tendenza, mancando di interventi mirati a promuovere un’occupazione di qualità e a sostenere lo sviluppo economico locale.
La prevalenza di forme contrattuali flessibili, spesso utilizzate come risposta a esigenze contingenti, rischia di perpetuare un modello di lavoro discontinuo e insicuro, penalizzando soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione.
Di Cola sottolinea, inoltre, l’urgenza di una riflessione critica sul modello di sviluppo adottato dal Comune di Roma, che concentra la maggior parte delle nuove assunzioni regionali (circa il 75%).
L’amministrazione comunale dovrebbe, pertanto, avviare un dibattito aperto e partecipato, focalizzato in particolare sulla questione salariale, culminando in una conferenza cittadina dedicata al tema.
Tale iniziativa potrebbe favorire l’emersione di proposte innovative e concrete per promuovere un’occupazione più stabile, equa e inclusiva, capace di rispondere alle esigenze di una società in continua evoluzione e di costruire un futuro più prospero per tutti i cittadini.
Un approccio sistemico, che tenga conto delle interconnessioni tra mercato del lavoro, politiche sociali, sviluppo economico e sostenibilità ambientale, si presenta come imperativo per affrontare le sfide attuali e costruire un futuro del lavoro più equo e dignitoso.






