Per rilanciare il tessuto industriale del Lazio e proiettarlo verso un ruolo di leadership in ambito europeo, è imperativo un ripensamento radicale delle politiche economiche, un’azione concertata tra istituzioni e parti sociali, e un’infrastruttura strategica solida e tempestiva.
Giuseppe Biazzo, a nome di Unindustria, ha recentemente sollecitato una visione più ambiziosa e pragmatica, ben oltre la mera constatazione di essere la seconda regione italiana per Prodotto Interno Lordo.
La sfida, infatti, non risiede nella posizione attuale, ma nella sua sostenibilità.
Il progressivo declino del valore aggiunto generato dall’industria manifatturiera segnala una vulnerabilità che richiede interventi mirati e strutturali.
L’economia del Lazio, per prosperare, deve equilibrare la componente dei servizi avanzati con una manifattura dinamica e competitiva, promuovendo al contempo la crescita dimensionale delle imprese locali, spesso soffocate da barriere burocratiche e difficoltà di accesso a risorse e mercati.
Un elemento cruciale per il rilancio è l’espansione delle imprese esportatrici e la costruzione di un’identità regionale forte, riconosciuta a livello europeo come motore di innovazione e sviluppo.
Questa ambizione richiede un’azione decisa sulla semplificazione dei processi autorizzativi, un collo di bottiglia che strozza l’iniziativa imprenditoriale.
L’obiettivo, come proposto, dovrebbe essere ambizioso: trasformare il Lazio nella “regione dell’impresa in 60 giorni”, un imperativo che implica una revisione profonda e snella delle procedure amministrative.
L’azione della Regione deve articolarsi su tre pilastri fondamentali: politiche industriali lungimiranti, pianificazione territoriale strategica e sviluppo di connessioni infrastrutturali robuste, sia all’interno della regione che con il resto d’Italia.
In particolare, si rende urgente la creazione di un’unità di missione dedicata alle infrastrutture, una “cabina di pilotaggio” in grado di monitorare l’avanzamento delle opere pubbliche, coordinare gli investimenti e, soprattutto, accelerare i tempi di completamento.
Questo implica un piano straordinario e coordinato, focalizzato non solo sulle grandi trasversali, ma anche sulla riqualificazione delle infrastrutture esistenti e sull’integrazione di soluzioni innovative per la mobilità sostenibile.
Un’ulteriore dimensione strategica da considerare è l’investimento in capitale umano, con particolare attenzione alla formazione professionale e all’attrazione di talenti.
Il Lazio deve diventare un polo attrattivo per lavoratori qualificati e imprenditori innovativi, in grado di contribuire alla crescita economica e alla creazione di valore.
Questo implica la promozione di collaborazioni tra università, centri di ricerca e imprese, nonché la creazione di incentivi per l’assunzione di giovani e la valorizzazione delle competenze specialistiche.
In sintesi, il percorso verso una regione Lazio leader nel panorama europeo richiede un impegno corale e una visione strategica che vada oltre le soluzioni immediate.
Si tratta di costruire un ecosistema economico resiliente, innovativo e competitivo, in grado di affrontare le sfide del futuro e di cogliere le opportunità che si presentano.
L’urgenza è chiara: il futuro del Lazio dipende dalla capacità di trasformare le parole in azioni concrete.