martedì 23 Settembre 2025
21.9 C
Rome

Alemanno dal carcere: Siamo tutti cittadini. Un gesto storico.

L’eco di “etiam nos cives romani sumus” ha risuonato tra le mura del carcere di Rebibbia, un’affermazione potente pronunciata da Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, durante un evento che ha segnato una cesura nella storia dell’amministrazione capitolina.
Un consiglio comunale straordinario, ospitato all’interno della casa circondariale, ha visto riuniti tre sindaci – Roberto Gualtieri, Virginia Raggi e lo stesso Alemanno – in un gesto simbolico di vicinanza e dialogo con la popolazione detenuta.

L’evento, definito “storico” dai presenti, trascende la mera formalità istituzionale, configurandosi come un ponte fragile ma necessario tra un mondo interno, spesso dimenticato, e la comunità cittadina.
La giornata, intitolata “Contro il sovraffollamento, per la dignità dei detenuti”, si colloca nel contesto dell’Anno Giubilare dedicato alla speranza, un tema cruciale per coloro che vivono in stato di privazione della libertà.
La presenza di trentanove consiglieri comunali e l’approvazione all’unanimità di sette ordini del giorno, mirati a migliorare concretamente le condizioni di vita all’interno del carcere – dall’inserimento lavorativo alle attività sportive, dal potenziamento dei diritti di visita alle iniziative di sostegno umano – testimoniano un impegno tangibile, sebbene incompiuto.
L’idea, a tratti audace, di considerare i detenuti come un “sedicesimo municipio” riflette una volontà di inclusione, un tentativo di ridefinire il concetto stesso di cittadinanza.
Svetlana Celli, presidente dell’Aula, ha sottolineato l’importanza di trasformare questo momento di riflessione in azioni concrete e incisive.
Il sindaco Gualtieri ha lanciato un appello urgente al governo Meloni, evidenziando l’emergenza del sovraffollamento e denunciando l’introduzione di nuove figure di reato come contromisura inefficace.
La pena, come ribadito anche dal Papa Francesco, deve incarnare un percorso di rieducazione, preservando in ogni detenuto il diritto fondamentale alla speranza.
La garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, ha sollevato un problema allarmante: i sessantauno suicidi in carcere verificatisi in Italia nel 2025, con due tragici casi recenti a Roma, in particolare a Rebibbia.

La sua richiesta di amnistia e indulto, presentata come un atto di giustizia e non di resa, ha generato un acceso dibattito.

Mentre la garante sottolinea come la mancata garanzia dei diritti da parte dello Stato legittimi tali misure, il centrodestra, rappresentato da Maurizio Politi della Lega, ribadisce la priorità della sicurezza e l’importanza della rieducazione.
La partecipazione di Giuliano Castellino, ex militante di Forza Nuova, ha ulteriormente complicato il quadro, introducendo elementi di tensione ideologica.
È stato, tuttavia, Gianni Alemanno a esprimere, con la sua testimonianza diretta, il bisogno più profondo che anima la popolazione carceraria.
Il suo appello a Gualtieri e ai consiglieri, un grido di aiuto dal cuore del carcere, esprime il desiderio di abbattere le barriere che separano il mondo interno dal resto della società, un desiderio di riconoscimento e di reintegrazione che va al di là delle semplici misure palliative.

L’evento si configura dunque non solo come un gesto di attenzione istituzionale, ma come un’opportunità, forse irripetibile, per avviare una riflessione profonda sul ruolo del carcere nella società contemporanea, sulla necessità di un sistema penale più umano e rieducativo e, soprattutto, sulla ridefinizione stessa del concetto di cittadinanza, estendendolo a coloro che, pur avendo commesso errori, conservano il diritto inalienabile alla speranza.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -