Un grido di libertà si leva contro le ombre del passato: “Più Libri, Più Liberi… Dal Fascismo”.
Lo striscione, simbolo della protesta promossa dalle sezioni romane del Partito Democratico e dei Giovani Democratici, si staglia contro l’imponente architettura della Nuvola, sede della fiera, un luogo che dovrebbe celebrare la cultura, non ospitare il suo tradimento.
La mobilitazione è scaturita dalla presenza controversa di una casa editrice che, con la sua selezione di pubblicazioni, mira a riabilitare una narrazione distorta del periodo storico dell’occupazione nazifascista, non solo di Roma, ma dell’intero Paese.
Un’operazione che, a detta degli organizzatori, costituisce una grave aberrazione rispetto ai principi fondanti della nostra Repubblica.
“Questa fiera – ha affermato Jacopo Augenti, segretario dei Giovani Democratici di Roma – dovrebbe essere un crogiolo di idee, un luogo dove i valori di libertà di espressione e di accesso alla cultura possano fiorire senza censure né compromessi.
Invece, assistiamo a un tentativo di legittimare un passato che la Costituzione Repubblicana ha condannato con fermezza.
” Augenti sottolinea come la presenza di questa casa editrice non sia un semplice disaccordo editoriale, ma una sfida diretta alla memoria storica e ai valori democratici che ne derivano.
Enzo Foschi, segretario del PD di Roma, aggiunge un elemento di chiarezza e determinazione: “Non siamo disposti a tollerare questa normalizzazione del fascismo.
Il fascismo non è un’opinione discutibile, è un crimine contro l’umanità, un’offesa alla dignità umana.
E noi, come custodi dei valori democratici, ci opporremo con tutte le nostre forze a ogni tentativo di riabilitarlo.
” La manifestazione non è dunque un atto isolato, ma un monito, una promessa di vigilanza costante.
Il dibattito, durante la protesta, ha preso una piega inattesa, coinvolgendo Francesco Giubilei, giornalista presente tra la folla.
Un tentativo di aprire un confronto più ampio, che ha visto lo scrittore incalzare Foschi con una domanda a sorpresa: “Cosa ne pensa dei libri apologetici di Stalin?”.
La reazione di Foschi, un lapidario “Io non c’entro niente”, ha rivelato la complessità del tema, l’intreccio tra la difesa dei valori democratici e la necessità di discernimento critico, anche all’interno delle ideologie apparentemente opposte.
Il silenzio che ha seguito è stato eloquente, un invito a riflettere sulle responsabilità intellettuali e sulla necessità di un costante esame di coscienza.
La protesta è un campanello d’allarme, un appello a difendere la memoria, a proteggere la libertà di pensiero, non come diritto assoluto, ma come strumento per comprendere il passato, per affrontare il presente, per costruire un futuro più giusto e consapevole.
Un futuro in cui i libri non siano armi di propaganda, ma ponti verso la conoscenza e la comprensione reciproca.






