La vicenda che coinvolge Simonetta Drago, stimata docente di discipline classiche presso l’Istituto Mamiani di Pesaro e consigliera comunale eletta nelle fila del Partito Democratico, solleva questioni complesse e delicate che intersecano sfera pedagogica, libertà di espressione e responsabilità politica. La richiesta di dimissioni, formalmente avanzata dal gruppo consiliare di centrodestra, nasce da un episodio contestato: durante una lezione conclusiva, la professoressa Drago sarebbe intervenuta in merito al referendum riguardante il tema del lavoro e della cittadinanza, esprimendo, a quanto riferito da alcuni studenti, posizioni favorevoli al “Sì”.L’atto, percepito come una violazione del dovere di neutralità dell’insegnante, incrina i principi cardine della didattica. L’aula scolastica, per sua natura, dovrebbe essere un ambiente di confronto aperto e plurale, dove gli studenti possano formarsi una propria opinione, libero da influenze dirette e proferite da figure di autorità. L’insegnamento, per essere tale, implica la capacità di presentare argomenti diversi, stimolando la riflessione critica e il dibattito costruttivo, anziché propugnare una visione specifica come se fosse l’unica valida. La richiesta di dimissioni, dunque, non è semplicemente una reazione a una presunta infrazione, ma una rivendicazione di un principio fondamentale: la salvaguardia della libertà di pensiero degli studenti, vulnerabili e in fase di formazione. La professoressa Drago, investendo di un’opinione politica in un contesto educativo, rischia di compromettere l’equilibrio pedagogico e di esercitare un’indebita pressione sul processo di apprendimento e di formazione dei giovani.Al di là della specifica vicenda, l’episodio apre un dibattito più ampio sul ruolo dell’insegnante nella società contemporanea. La figura dell’educatore non è più quella del mero trasmettitore di conoscenze, ma quella di un mediatore culturale, capace di orientare gli studenti nel complesso panorama informativo e ideologico. Questo implica una maggiore consapevolezza della propria posizione e una particolare attenzione a evitare di strumentalizzare l’aula scolastica come piattaforma per la promozione di idee politiche.L’annuncio di una segnalazione al Provveditorato per l’avvio di valutazioni disciplinari sottolinea la gravità percepita dell’accaduto. L’atteggiamento, descritto come “autoassoluzione e derisione” nella risposta alla critica, esacerba la situazione, suggerendo una mancanza di riconoscimento della gravità dell’infrazione e una sottovalutazione del disagio provocato agli studenti. Al contrario, il gesto di coloro che hanno sollevato la questione viene interpretato come espressione di un “senso civico” e di una profonda “consapevolezza del valore della libertà di pensiero”, elementi essenziali per la costruzione di una società democratica e pluralista. La vicenda, pertanto, non si riduce a una questione di etichetta, ma si configura come un campanello d’allarme sulla necessità di rinnovare il patto educativo e di rafforzare la tutela della libertà di pensiero all’interno delle scuole.
Pesaro, Prof Drago: Scontro tra docente e politica
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