La recente edizione di Più Libri Più Liberi si è conclusa, lasciando dietro di sé un’eco di polemiche e un’inattesa metamorfosi.
Invece di cedere alle sollecitazioni di apparizioni televisive, abbiamo scelto di comunicare direttamente, attraverso una nota concisa, come segno di una coerenza che rifiuta la teatralità e ogni forma di vittimismo sterile.
Un gesto, questo, che riflette la nostra identità editoriale, ancorata alla concretezza del lavoro e lontana dai riflettori.
Abbiamo assistito, con lucidità e senza acrimonia, alla disintegrazione di un’egemonia culturale autoreferenziale.
Dietro la retorica della libertà si celavano tentativi di censura, manovre di delegittimazione e auto-sabotaggi che hanno amplificato il nostro profilo e contribuito, paradossalmente, alla nostra crescita.
L’esibizione di un’ideologia rigida, incapace di dialogare e aperta al confronto, ha rivelato la sua fragilità, generando una frattura profonda nel panorama culturale.
La risposta ai detrattori non può essere aggressiva, ma testimoniare la forza di un progetto editoriale che ha saputo intercettare un bisogno di autenticità.
Il boicottaggio preannunciato si è trasformato in un’occasione straordinaria di visibilità, generando un interesse diffuso e aprendo nuove opportunità di collaborazione: distributori, autori, traduttori, grafici, agenti, librai, tutti hanno manifestato il desiderio di unirsi al nostro cammino.
L’emergere di un’editoria non allineata, capace di offrire voci alternative e prospettive originali, è un dato di fatto.
Il riconoscimento più sentito, tuttavia, va alle migliaia di persone che ci hanno offerto il loro sostegno.
Inaspettatamente, molti lettori di sinistra, esausti di un clima di veto e repressione, hanno espresso la loro solidarietà, riconoscendo il valore di una proposta editoriale libera e indipendente.
Questo abbraccio collettivo conferma il distacco tra una minoranza rumorosa e dogmatica e la sensibilità diffusa che anela a un dibattito aperto e costruttivo.
A chi ci ha incoraggiato a perseverare, rispondiamo con la fermezza di chi ha sempre scelto la via dell’impegno civile e della resistenza culturale.
La nostra esistenza stessa è un atto di sfida, una dichiarazione di principio: affermare il diritto di esprimere il pensiero, di raccontare storie, di esplorare la complessità del reale, senza compromessi né censure.
“Esistere è lottare per ciò che ci viene negato” non è solo uno slogan, ma la bussola che orienta il nostro lavoro, il nostro futuro.
Il vero cambiamento non nasce dalla conformità, ma dalla capacità di interrogare, di innovare e di offrire prospettive diverse, anche quando ciò comporta l’opposizione.






