Un fiume di voci e striscioni ha attraversato Roma, increspando il dibattito nazionale sulla guerra e la complessa situazione palestinese. La manifestazione, promossa da un ampio fronte di movimenti politici e studenteschi – Potere al Popolo, USB, Cambiare Rotta e il movimento degli studenti palestinesi – si è distinta come alternativa al corteo organizzato dalla piattaforma Stop Rearm Europe, segnando una convergenza di intenti ma anche una differenza di approccio. Il corteo, partito da Piazza Vittorio Emanuele, non si è limitato a esprimere solidarietà al popolo palestinese, ma ha articolato una critica radicale alle politiche governative e alle dinamiche geopolitiche che alimentano i conflitti. Il messaggio, veicolato attraverso slogan incisivi e cartelli creativi, ha denunciato l’azione di Israele come espressione di un progetto coloniale, genocida e, inequivocabilmente, terroristico, parole forti che riflettono la profonda indignazione di chi partecipa attivamente alla mobilitazione. La presenza di leader politici come Elly Schlein e Ursula von der Leyen, ritratti in effigie su striscioni, insieme a figure che hanno segnato il panorama politico italiano negli ultimi anni – Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Mario Draghi, Giuseppe Conte, Antonio Tajani, Matteo Renzi – ha rappresentato una dichiarazione di responsabilità collettiva: “nessuna delega a chi ha votato per la guerra”. Questo gesto simbolico mirava a sottolineare come la decisione di sostenere iniziative belliche, a prescindere dall’orientamento politico, comporti una complice adesione a cicli di violenza e sofferenza.La scelta del titolo “Porta San Paolo, piazza della Guerra” ha voluto creare un collegamento diretto con il corteo alternativo, evidenziando la divergenza di prospettive sulla questione del riarmo e dell’impegno militare. Mentre Stop Rearm Europe si concentrava sulla dismissione degli armamenti, il corteo promosso da Potere al Popolo e dai movimenti studenteschi ha voluto focalizzarsi sulle cause profonde del conflitto, invocando una profonda riflessione etica e politica sulle responsabilità individuali e collettive.La riproposizione di “Bella ciao”, canto simbolo della Resistenza italiana, ha aggiunto un’ulteriore dimensione emotiva alla manifestazione, richiamando la memoria di una lotta per la liberazione e l’affermazione dei diritti umani, valori che i manifestanti ritengono oggi gravemente messi in discussione dalla situazione in Palestina. La mobilitazione si configura quindi non solo come una protesta contro le attuali dinamiche belliche, ma come un appello a un futuro basato sulla giustizia, la pace e la solidarietà internazionale.
Roma, manifestazione contro la guerra: voci e rabbia in strada.
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