In una dichiarazione inequivocabile, rilasciata durante la cerimonia di premiazione del Fair Play-Preis dello sport tedesco a Wiesbaden, Jürgen Klopp ha troncato ogni speculazione riguardante un suo possibile ritorno all’allenamento, e in particolare, un’eventuale avventura sulla panchina della Roma. La risposta, lapidaria, ha messo a tacere le persistenti voci che lo vedevano pronto a riprendere in mano le redini di una squadra italiana.L’episodio, apparentemente secondario, si inserisce in un momento di transizione professionale per il tecnico tedesco, che dopo una pausa di sei mesi, successiva alla conclusione del suo leggendario percorso al Liverpool, ha assunto il ruolo di ‘Global Head of Soccer’ per Red Bull. Questa nuova posizione gli permette di supervisionare l’attività calcistica del gruppo a livello globale, un compito che lo tiene indubbiamente impegnato, ma che gli consente, al contempo, di sottrarsi alla pressione quotidiana della gestione di una squadra. “Lavoro tanto, ma almeno non ‘gioco’ ogni tre giorni,” ha sottolineato Klopp, alludendo al ritmo inesorabile delle competizioni calcistiche.La sua autodefinizione di “The Normal One” – un titolo ironico, adottato per contrastare l’aura di genio che lo circonda – rivela una profonda consapevolezza della propria identità e del percorso compiuto. Klopp, infatti, ha sempre cercato di presentarsi come una figura accessibile, un uomo a modo suo, che ha raggiunto il successo grazie a un approccio pragmatico e a una dedizione totale. “Sono arrivato come una persona normale e lo sono ancora,” ha spiegato, evidenziando la sua volontà di rimanere ancorato ai propri valori, nonostante l’incredibile popolarità e i numerosi riconoscimenti che ha ottenuto nel corso della sua carriera.L’aneddoto sulla costruzione della sua nuova dimora nei pressi di Wiesbaden, con una stanza dedicata ai trofei e un’altra per i vestiti di sua moglie, aggiunge un tocco di leggerezza e autoironia alla conferenza. La battuta, con cui anticipa la fine di un ciclo di vittorie, testimonia un distacco emotivo dal mondo del calcio agonistico, pur rimanendo legato al settore in una veste dirigenziale. La nuova vita, apparentemente più serena, gli permette di dedicarsi a progetti a lungo termine e di godere di un equilibrio tra lavoro e vita privata, lontano dai riflettori e dalle pressioni del campo. Questa scelta strategica segna una chiusura definitiva al passato e l’inizio di un nuovo capitolo, focalizzato sulla crescita del calcio a livello globale e sulla trasmissione del proprio know-how alle nuove generazioni di allenatori.
Klopp, l’uomo normale: tra autoironia, trofei e nuovi progetti.
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