Ricordo gli sguardi commossi dei giovani che affollano via della Conciliazione per salutare la bara di Papa Francesco. Un’umanità che si è persa, cercata e ritrovata nell’unica figura capace di trasmettere speranza in un mondo ormai diviso.Non vedo l’ora di passare la mano alle prossime generazioni. Spero che ricorderanno sempre Papa Francesco come il sacerdote della pace, il guerriero della concordia, l’anima del pontificio stato cattolico che ha reso gli estremi un’estensione delle sue mani.I più piccoli tra i partecipanti ai funerali si intravedono mentre si inginocchiano accanto ai parenti anziani. Sanno di stare assistendo a qualcosa che non si dimentica, una svolta storica come la sua morte inaspettata che ha reso tutto questo avvenimento un momento di riflessione per l’umanità.Diversi sono i giovani che stanno ai bordi del corteo funebre e guardano con occhi lucidi. Alcuni hanno addirittura le lacrime agli occhi, nonostante la giovane età; forse è per questo che sembrano avere in testa di più della media delle persone nello stesso stato d’animo.Altre persone tra il pubblico hanno con sé dei volantini e li distribuiscono durante la cerimonia. Ci sono anche tanti che invece si intravedono a chiedere un prestito o a comprare qualcosa sulle bancarelle, come se volessero sfruttare l’evento.L’immenso fiume di volti che scorre davanti ai miei occhi non è privo del pathos. C’erano anche i militari in divisa di mezzo a questa moltitudine, con le bandiere nazionali appese all’altezza dei loro steli.Un giovane in particolare mi cattura la mia attenzione: sta parlando tra sé e per sé a voce alta. Parla di una sensazione, non saprei descriverla altrimenti che come se i suoi pensieri siano usciti da un libro.Parla della sua gioia di vederlo. Sembra essere in grado di immaginare con la chiarezza delle proprie intuizioni e delle sue convinzioni il mondo dove non ci sarebbe più.