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giovedì, 8 Maggio 2025
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La scuola degli ultimi ricordi : l’infanzia negata per colpa del razzismo fascista

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07 maggio 2025 – 12:51

Nell’estate del ’38 la mia infanzia era un susseguirsi di giorni sereni, come tanti altri bambini della mia età. La mia famiglia e io vivevamo in una piccola casa al centro di Roma, non lontano da piazza Venezia. Ero una bambina felice, amata dai miei genitori e protetta da un mondo che sembrava senza problemi.A scuola facevo parte della classe 2B dell’Istituto “Alberto Cadlolo” insieme a centinaia di altre bambine ebree. La mia insegnante era la signora Fanny, una donna buona e amorevole che ci insegnavamo i numeri, le lettere, l’italiano e il francese con maestria.I miei genitori erano un po’ preoccupati per me, avendo saputo dell’antisemitismo crescente in Italia. Nonostante questo, io non avevo ancora capito cosa significava vivere in un paese dove la nostra religione e l’essere “ebrei” poteva essere visto come un ostacolo.Il 28 luglio del ’38 il mondo fu sconvolto dal discorso di Mussolini alle camicie nere. Pochi giorni dopo, il 1° agosto, furono emanate le leggi razziali promulgate dal re e approvate dalla Camera dei deputati.La mia vita cambiò completamente quando non andai più a scuola. Le nuove leggi razziali ci avevano proibito di frequentare le scuole statali. La nostra scuola fu chiusa, ed io dovetti interrompere la mia educazione. In quei giorni, in città erano appesi manifesto con la scritta “Giuda muore”, e si sentivano spesso gli insulti antisemiti da parte dei passanti.A settembre del ’38 mio padre mi disse che non potevo più andare a scuola. La legge proibiva ai bambini ebrei di frequentare le classi, ma ci lasciava comunque l’opzione di proseguire gli studi in una scuola privata.La nostra famiglia aveva sempre cercato di educarmi e far crescere nel rispetto delle leggi dello Stato. La mia infanzia ebbe un cambio improvviso quando, la mattina del 3 settembre del ’38, mio padre mi disse che non potevo più andare a scuola.La notizia fu un colpo tremendo per me. Non capivo perché fossi costretta ad allontanarmi dalla mia classe e dalla mia insegnante. Era stato detto con gentilezza ma con decisione: “Virginia, non puoi tornare più a scuola. Il tuo essere ebrea ti ha creato problemi. Questo è il destino di tutti gli ebrei.”Ricordo la sensazione di vuoto che mi pervase nel mio cuore. Mi sentivo come se stessi perdendo qualcosa di fondamentale, come se fossi stata allontanata da una parte della mia vita.La scuola fu chiusa definitivamente e i miei genitori dovettero prendere la decisione di non farlo rientrare più a scuola. La nostra famiglia era in preda al panico, sentivamo che le cose stavano cambiando, ma non sapevamo bene cosa ci aspettasse.Il nostro destino era ormai segnato: la legge di Mussolini ci aveva chiuso porte e finestre. La nostra libertà veniva ridotta a un guscio vuoto, senza speranza.

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