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mercoledì, 14 Maggio 2025
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Sangue nella Fiat del parroco: inchiesta su incidente mortale

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Le indagini sull’incidente che ha coinvolto la 32enne Fabiana Chiarappa e l’auto del parroco don Nicola D’Onghia stanno raggiungendo un nuovo punto di svolta grazie ai risultati dei primi accertamenti effettuati sulla Fiat Bravo del prete. I dati in possesso degli inquirenti rivelano che sul veicolo del sacerdote sono state ritrovate tracce di sangue, il cui collegamento con la vittima è ancora oggetto di studio.Gli investigatori guidati dalla pm Ileana Ramundo stanno cercando di rispondere a due fondamentali domande: se quel sangue appartenesse effettivamente alla Chiarappa e in quale momento sia avvenuta la morte della giovane. Secondo quanto riportato, Fabiana Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, ha perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco.La ricostruzione degli eventi raccontata dal parroco don Nicola D’Onghia agli inquirenti indica che quella sera mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (come se avesse colpito una pietra) ma non si è accorto né della moto né della ragazza a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa.Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo motivo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri. La figura del prete che racconta gli eventi è stata al centro dell’attenzione: un uomo che sembra esser vittima di una serie di coincidenze sfortunate ma il cui coinvolgimento nella vicenda lascia ancora molte domande.La prossimità tra i due eventi ha generato polemiche a causa della possibile omissione del soccorso, ma il parroco si è difeso: il suo comportamento in quel momento non era guidato da mancanza di attenzione o di impegno per quanto riguardava la Chiarappa bensì dalla totale assenza di conoscenza. Eppure la sua auto ha presunto di esser stata coinvolta nel dramma, con conseguenze che solo l’autopsia del corpo della vittima riuscirà a dare una risposta definitiva.La verità è che mentre il sacerdote D’Onghia era intento ad andarsene dopo aver controllato le tracce sulla propria auto e, probabilmente ancora senza sapere nulla di quanto stava accadendo pochi passi più in là, la vita della giovane Chiarappa stava per spegnersi.

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