La città di Milano ha espresso il suo cordoglio con una cerimonia solenne alla Basilica di Sant’Ambrogio, accogliendo il feretro di Ernesto Pellegrini, figura emblematica nella storia calcistica italiana e, in particolare, nel cuore dei tifosi nerazzurri. La basilica, custode di secoli di fede e tradizione, ha offerto un palcoscenico di rispetto e memoria per un uomo che ha incarnato un’epoca di fervore calcistico e ambizioni vincenti per l’Inter.L’assenza di Pellegrini lascia un vuoto profondo, non solo nel panorama sportivo, ma anche nella memoria di chi ha condiviso con lui anni di passione e successi. La sua presidenza, segnata da scelte coraggiose e da un’incessante ricerca dell’eccellenza, ha contribuito a plasmare l’identità di un club che ha saputo conquistare il cuore di milioni di persone.Tra i presenti, a testimoniare il rispetto e l’affetto per l’uomo e il dirigente, si è distinto l’attuale amministratore delegato dell’Inter, Beppe Marotta, erede di un’eredità di professionalità e competenza. Ma il corteo funebre ha visto convergere un parterre di leggende nerazzurre, figure che hanno scritto pagine indimenticabili nella storia del calcio italiano. Karl-Heinz Rummenigge, l’attaccante tedesco divenuto un simbolo dell’Inter degli anni ’80, ha partecipato con la sua presenza silenziosa e rispettosa. Anche Gianluca Bergomi, pilastro indiscusso della difesa, ha reso omaggio a Pellegrini, ricordando probabilmente l’importanza del suo ruolo nel consolidamento di una squadra competitiva. Altrettanto toccante la partecipazione di Paolo Serena, Riccardo Ferri, Francesco Branca, Giuseppe Baresi e Dario Berti, ognuno portatore di un capitolo unico nella narrazione calcistica dell’Inter.La Basilica di Sant’Ambrogio, con la sua architettura romanica che evoca maestosità e continuità, ha fornito un’ambientazione suggestiva per un momento di commiato. Il silenzio e la solennità hanno accompagnato il ricordo di un uomo che ha saputo coniugare la passione per il calcio con una profonda umanità, lasciando un’impronta indelebile nel cuore dei tifosi nerazzurri e nel panorama del calcio italiano. La sua eredità non si limita ai trofei vinti, ma si estende alla capacità di aver saputo costruire una squadra non solo forte in campo, ma anche legata da valori di lealtà, rispetto e dedizione. L’Inter, e il calcio italiano, piange un uomo che ha saputo interpretare il ruolo di protagonista con onore e passione.