La comunità sportiva italiana è in lutto per la perdita di Giorgio Pietrangeli, figura poliedrica e figlio d’arte, scomparso a Roma all’età di 59 anni, a seguito di una malattia che lo ha colpito negli ultimi tempi. La notizia, diffusa dalla Federazione Italiana Tennis e Padel (FITP), lascia un vuoto nel panorama dello sport nazionale, sottolineando la fragilità dell’esistenza e la perdita di una persona legata a due mondi, il tennis e il surf, con passione e dedizione.Giorgio Pietrangeli, primogenito del celebre Nicola Pietrangeli, campione del mondo di tennis negli anni ’60 e ’70, ha incarnato un percorso sportivo ricco di sfaccettature. Pur portando con sé il peso e l’onore del cognome, ha saputo ritagliarsi una sua identità, eccellendo nel mondo del surf, disciplina che lo ha visto protagonista negli anni Ottanta. La sua carriera agonistica nel surf non è stata solo una passione giovanile, ma un impegno concreto, che lo ha portato a rappresentare l’Italia in importanti competizioni internazionali. La partecipazione ai Campionati Mondiali del 1988 a Portorico e agli Europei in Portogallo l’anno successivo testimoniano la sua abilità e la sua determinazione. Ricordiamo anche il suo contributo agli Europei di Forte dei Marmi nel 1985 e l’agognato trionfo al Campionato italiano di Viareggio nel 1989, un risultato che ha consolidato la sua posizione come uno dei surfisti più rappresentativi del nostro Paese.La scomparsa di Giorgio Pietrangeli arriva in un momento delicato, mentre il padre, Nicola, si trova ricoverato al Gemelli per accertamenti, aggiungendo un ulteriore elemento di tristezza e preoccupazione. Giorgio lascia un patrimonio umano e sportivo significativo, ricordato con affetto dalla moglie Carola, dalla figlia Nicola e dai fratelli Marco e Filippo.La Federazione Italiana Tennis e Padel, presieduta da Angelo Binaghi, esprime il proprio cordoglio alla famiglia Pietrangeli e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere e apprezzare Giorgio. La sua scomparsa rappresenta una perdita per il movimento tennistico, che lo ha sempre visto come un punto di riferimento e un esempio di passione e dedizione, ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza di coltivare i propri talenti, al di là delle eredità e delle aspettative, e sull’impermanenza della vita. La sua storia ci ricorda come lo sport, in tutte le sue forme, sia un linguaggio universale capace di unire le persone e di lasciare un segno indelebile nel cuore di chi lo vive e lo segue.