La sanzione pecuniaria di diecimila euro inflitta dal giudice sportivo di Serie A a Massimiliano Allegri rappresenta un compromesso tra la gravità delle sue reiterate espressioni offensive e l’atteggiamento provocatorio tenuto nei confronti di Gabriele Oriali, e l’evitare una misura disciplinare più severa, come la squalifica.
L’incidente, avvenuto durante la semifinale di Supercoppa persa contro il Napoli a Riad, ha evidenziato un momento di frustrazione e rabbia nell’allenatore milanista, che ha ceduto a reazioni verbali inaccettabili.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sul comportamento dei professionisti del calcio, in particolare degli allenatori, figure di riferimento e modelli per i giovani.
La gestione delle emozioni, il controllo del temperamento e la capacità di mantenere la compostezza in contesti ad alta pressione sono qualità essenziali, non solo per l’efficacia professionale, ma anche per la responsabilità sociale.
La reazione di Allegri, pur in un contesto di competizione intensa e di sconfitta amara, non rispetta gli standard etici e di correttezza che ci si aspetta da un personaggio pubblico.
La decisione del giudice sportivo, pur attenuando la sanzione con la mancata squalifica, sottolinea la necessità di un’educazione continua al fair play e alla gestione delle tensioni all’interno del mondo del calcio.
Si tratta di un sistema complesso, dove la pressione mediatica, le aspettative dei tifosi e il peso dei risultati possono generare situazioni di forte stress.
Tuttavia, è fondamentale che i protagonisti del calcio, dagli arbitri ai calciatori, dagli allenatori ai dirigenti, sappiano convivere con queste pressioni senza compromettere il rispetto delle regole e la dignità delle persone.
L’incidente con Oriali, figura rispettata nel panorama calcistico italiano, amplifica ulteriormente la gravità del gesto di Allegri.
Non si tratta solo di una questione di sportività, ma anche di rispetto per la professionalità altrui e per il valore dell’immagine del calcio stesso.
La multa, pertanto, si configura come un monito a riflettere su un comportamento inaccettabile e a promuovere una cultura sportiva improntata al rispetto, all’educazione e alla consapevolezza delle proprie responsabilità.
Il futuro del calcio, e l’immagine che ne trasmette, dipendono anche dalla capacità di gestire le frustrazioni e di mantenere la professionalità, anche nei momenti di maggiore difficoltà.





