L’immagine che emerge dalla sala stampa è quella di un allenatore chiaramente turbato, il volto segnato da un’espressione di profonda contrarietà.
Il nodo della sua frustrazione si concentra su un episodio specifico, un’involontaria, secondo lui, svolta nella dinamica della partita che ha condotto alla sua espulsione.
Con un tono carico di amarezza, fa riferimento a precedenti interazioni con l’arbitro Rocchi, con cui aveva instaurato, in passato, un rapporto basato sul reciproco rispetto e sulla condivisione di principi di correttezza in campo.
Il suo rammarico risiede nell’apparente inefficacia della sua condotta, sempre improntata alla moderazione e all’accettazione delle decisioni arbitrali.
Un comportamento, a suo dire, che non sembra aver mitigato l’esito di circostanze sfavorevoli.
L’allenatore insiste sulla sua convinzione di aver assistito a un fallo inequivocabile, un’azione che, a suo avviso, avrebbe alterato il corso del match.
Evidenzia come decisioni arbitrali potenzialmente controverse, come l’ipotetico annullamento di un gol contro la Lazio o l’incidente con Ramadani, possano avere un impatto determinante, specialmente quando si affrontano avversari tecnicamente superiori.
L’espulsione, maturata senza che avesse espresso alcuna contestazione verbale, rappresenta per lui un’ulteriore fonte di frustrazione.
Pur rifiutando accuse di prevenzione nei confronti dell’arbitro, ammette di non avere un rapporto semplice con l’arbitro e con il quarto uomo.
Ribadendo il suo rispetto per le istituzioni e per le figure arbitrali, l’allenatore sottolinea il suo bisogno, come professionista e come uomo, di sentirsi riconosciuto e trattato con parità di considerazione.
L’osservazione, apertamente irritata, rivolta ai colleghi che manifestano il proprio disappunto con gesti più eclatati, rivela una profonda insofferenza verso una percezione di ingiustizia, dove l’educazione e il rispetto sembrano non garantire un trattamento equo.
L’episodio, al di là della sua immediatezza, solleva interrogativi più ampi sulla gestione delle dinamiche emotive in campo, sul rapporto tra allenatore, arbitro e squadra, e sulla sottile linea che separa il rispetto delle regole dalla necessità di far sentire la propria voce.





