La brusca conclusione dell’avventura di Branko Ivankovic sulla panchina della nazionale cinese di calcio rappresenta una ferita profonda nel panorama calcistico asiatico, un epilogo inevitabile sancito da un insuccesso sportivo che ha messo in luce debolezze strutturali e limitazioni di un progetto ambizioso. La mancata qualificazione ai Mondiali 2026, che si terranno in un contesto inedito tra Stati Uniti, Canada e Messico, non si traduce solo in un cambio tecnico, ma solleva interrogativi cruciali sulla direzione del calcio cinese.L’esclusione dalla fase dei playoff, un obiettivo ritenuto raggiungibile, è stata materializzata dalla recente, inattesa, sconfitta contro l’Indonesia, un risultato che ha amplificato una serie di prestazioni al di sotto delle aspettative. La squadra cinese, attualmente posizionata al numero 94 nel ranking FIFA, ha mostrato evidenti difficoltà nell’esprimere un gioco coeso e competitivo, culminando in sette sconfitte in dieci incontri delle qualificazioni. Questa performance insoddisfacente non è un mero incidente, ma il sintomo di un sistema che necessita di una revisione approfondita.La federazione cinese, in un comunicato ufficiale, ha formalizzato la risoluzione automatica del contratto di Ivankovic e del suo staff, clausola prevista nel precedente accordo e innescata dall’impossibilità di accedere ai playoff. La decisione, pur dolorosa, è un tentativo di riallineare le aspettative con le reali capacità della squadra, e di stimolare un cambiamento radicale.L’interim affidato al tecnico serbo Dejan Djurdjevic, attuale responsabile della nazionale under 19, suggerisce un’urgenza di stabilizzare la situazione e di offrire una transizione fluida. La sua nomina temporanea è un segnale di continuità, ma anche un invito a un nuovo approccio, potenzialmente orientato a valorizzare talenti emergenti e a sperimentare nuove tattiche.Oltre alla ricerca di un nuovo Commissario Tecnico, la vicenda pone l’accento sulla necessità di investire in una strategia a lungo termine per il calcio cinese, che vada oltre la mera ricerca di risultati immediati. Ciò implica un rafforzamento delle infrastrutture, un miglioramento della formazione dei giovani calciatori, un arricchimento del know-how tecnico e tattico, e un’attenta analisi delle dinamiche interne e internazionali del calcio contemporaneo. La delusione sportiva può rappresentare un catalizzatore per un cambiamento positivo, un’occasione per costruire le fondamenta di un futuro più solido e competitivo per il calcio cinese. Il percorso verso i Mondiali del 2030, e oltre, si apre ora con una nuova consapevolezza e una rinnovata determinazione.