Un soffocante 0-0, sintomo di una partita densa di tattiche e di un’attesa palpabile, ha segnato l’esordio del Brasile guidato da Carlo Ancelotti nelle qualificazioni al Mondiale 2026. La sfida, disputata a Guayaquil, ha visto la selezione verdeoro confrontarsi con un’Ecuador ostica, ancor più grazie all’inconfondibile atmosfera di un pubblico appassionato e determinato a sostenere la propria squadra.L’Ecuador, forte di una formidabile solidità difensiva – un baluardo incontrastato nel suo girone, con un record impressionante di soli cinque gol incassati in quindici partite casalinghe – si è presentata come un avversario quasi insormontabile. L’impenetrabilità della loro retroguardia ha rappresentato una sfida cruciale per il Brasile, costringendo i verdeoro a una paziente ricerca di spazi, una battaglia di nervi che si è protratta per tutti i novanta minuti.Il risultato, sebbene privo di reti, racconta di più di una semplice mancanza di concretizzazione. Evidenzia la capacità dell’Ecuador di interpretare la partita, di annullare le fonti di pericolo brasiliane e di sfruttare al massimo le proprie forze. La squadra di Ancelotti, pur mostrando lampi di talento e di intelligenza tattica, si è trovata costantemente a dover superare un muro apparentemente invalicabile.Questo primo confronto non solo mette in luce le difficoltà che il Brasile dovrà affrontare nel suo percorso di qualificazione, ma sottolinea anche l’evoluzione del calcio sudamericano. Le nazionali, un tempo considerate semplici “vittime” dei grandi club europei, si presentano ora con una preparazione atletica e una consapevolezza tattica sempre più elevate. L’Ecuador, in particolare, incarna questo cambiamento, diventando un avversario temibile non solo in casa, ma anche in trasferta.Ancelotti, di fronte a questa realtà, dovrà probabilmente rivedere alcune scelte e affinare ulteriormente le strategie per sbloccare il potenziale offensivo del Brasile, tenendo conto della resilienza e della tenacia della difesa ecuadoriana. Il 0-0 di Guayaquil non è una sconfitta, ma un campanello d’allarme e una preziosa lezione per il futuro, un invito a una maggiore attenzione e a un’analisi approfondita dei punti deboli e delle debolezze avversarie. Il cammino verso il Mondiale 2026 si preannuncia lungo e impegnativo, e questo primo episodio ne è solo un assaggio.