La frustrazione palpabile al fischio finale della partita contro il Newcastle si è trasformata in un’onda di sconcerto e poi di aperta contestazione.
L’ulteriore, inaspettato crollo interno contro il Bayer Leverkusen, coronato da un turnover apparentemente audace, ha amplificato un malcontento che serpeggiava da tempo attorno alla figura di Pep Guardiola.
Non si tratta più di semplici critiche, ma di un vero e proprio terremoto mediatico e di un’incresia di dubbi, mai così evidenti, che investono la filosofia calcistica che ha dominato il panorama europeo per anni.
Il dibattito si è spostato dall’analisi tattica alla messa in discussione delle fondamenta stesse del progetto Guardiola.
L’imprendibilità di certe scelte, la loro apparente sfasatura con l’evoluzione del gioco, alimentano un’interpretazione che vede il tecnico catalano, pur rimanendo un genio indiscusso, forse ancorato a schemi che il calcio contemporaneo ha superato.
L’effetto domino delle due sconfitte ha amplificato la percezione di una squadra in crisi d’identità, smarrita tra sperimentazioni e nostalgia di un passato glorioso.
Le accuse non si limitano alla sola gestione tecnica.
Si parla di eccessiva rigidità nella selezione dei giocatori, di una difficoltà ad integrare nuovi talenti che non si conformano al modello predefinito, di una presunta mancanza di flessibilità nell’adattamento alle avversarie.
Il peso delle aspettative, la pressione di un club con ambizioni globali e la concorrenza agguerrita di allenatori innovativi hanno contribuito ad accentuare le crepe.
L’episodio non è isolato.
Il calcio moderno, sempre più globalizzato e veloce, impone un continuo aggiornamento, una capacità di reinventarsi che richiede umiltà e disponibilità al cambiamento.
La capacità di Guardiola, universalmente riconosciuta, è ora messa alla prova da un contesto che non perdona e che esige risposte immediate.
Il futuro del progetto, costruito su principi di possesso palla, pressing alto e gioco spettacolare, è appeso a un filo.
Sarà cruciale la sua capacità di interpretare i segnali provenienti dal campo e dalle tribune, di riconsiderare il proprio approccio e di ricostruire un rapporto di fiducia con una tifoseria sempre più esigente.
La tempesta, al momento, imperversa, ma la storia di Guardiola è fatta di rimonte e di vittorie inaspettate.
La sua capacità di risorgere dalle ceneri rimane la speranza, per lui e per i suoi sostenitori.








