L’eco della sconfitta per 3-1 contro una Spagna che incarna l’eccellenza calcistica europea, una squadra di indiscusso rango, non ha offuscato del tutto la luce di un traguardo storico per il calcio femminile italiano.
L’andamento del primo tempo, in particolare, ha rivelato un’Italia capace di competere, di resistere, di sfidare un avversario di ben altra levatura, insinuando speranze e offrendo un’immagine deludente, ma non priva di dignità.
L’attesa, sospesa nel tempo, che ha visto le Azzurre rimanere in campo a seguire le fasi conclusive di Portogallo-Belgio, un incontro palpitante segnato da un recupero di tempo epico, ha amplificato la tensione e l’emozione.
Quella decina di minuti, un limbo di incertezza, si è trasformata in un’esplosione di gioia collettiva quando il verdetto finale ha confermato l’apice di un percorso arduo: l’Italia femminile è di nuovo tra le otto migliori squadre d’Europa.
Dopo dodici anni, un’attesa interminabile, la bandiera azzurra sventola nuovamente tra i quarti di finale di un Europeo.
Il ricordo sbiadito della sconfitta contro la Germania a Växjö, nel 2013, si risveglia in una memoria distante, un capitolo chiuso di un’epoca passata.
Allora, Antonio Cabrini, leggenda del calcio italiano, figura paterna per intere generazioni di tifosi, si sedeva in panchina, non più idolatrato dalle donne, ma semplicemente artefice di un bel gruppo di ragazze che inseguivano un sogno.
Quel ritorno ai quarti non è semplicemente una qualificazione, ma un simbolo, un punto di rottura con un passato segnato da difficoltà e dimenticanze.
È la testimonianza di un investimento costante, di un lavoro paziente e silenzioso, di un cambiamento culturale che ha gradualmente riconosciuto il valore e il potenziale del calcio femminile.
È la celebrazione di un’intera generazione di giocatrici che hanno lottato per affermare la propria identità e il proprio talento in un contesto storico spesso sfavorevole.
Questo Europeo rappresenta un’opportunità unica per il calcio femminile italiano: un palcoscenico internazionale per mostrare al mondo la propria evoluzione, la propria passione, la propria forza.
Un’occasione per ispirare le giovani generazioni, per accendere nuove speranze, per costruire un futuro più luminoso e inclusivo per il calcio delle donne.
L’eco di Växjö risuona, ma è ormai un’eco lontana, sovrastata dall’entusiasmo e dalla determinazione di un gruppo di calciatrici che hanno saputo onorare i colori azzurri e riscrivere la storia.