La Juventus, ancora avvolta in un’aura di incompiutezza e frenata dall’impossibilità di operare al mercato con la velocità auspicata, ha esibito un’immagine preoccupante in un pareggio inaspettato contro la Reggiana, squadra di Serie B.
La prestazione non si è limitata a un risultato deludente, ma ha svelato fragilità strutturali e individuali che richiedono un’urgente riflessione.
L’incontro è stato segnato da un’incertezza palpabile, testimoniata dai vivaci interventi richiesti sia a Di Gregorio che al suo sostituto Pinsoglio, costretti a intervenire per scongiurare un risultato ancora più sfavorevole.
La Reggiana, lungi dall’essere una comparsa, ha dimostrato una tenace aggressività e una notevole capacità di sfruttare le debolezze avversarie.
L’episodio che ha aperto la partita, un errore di impostazione da parte di Kalulu, è stato un emblema delle difficoltà juventine: una disattenzione costosa immediatamente capitalizzata da Girma, che ha scacciato il silenzio dell’Allianz Stadium.
La reazione, seppur immediata, con l’equalizzazione di Conceicao, non è riuscita a mascherare le crepe emerse.
Il momentaneo sorpasso di Vlahovic a inizio ripresa ha illuso per pochi istanti, ma la fragilità difensiva, latente e reiterata, ha nuovamente affiorato con la rete del pari di Gondo, frutto di una gestione difensiva insufficiente e una marcature carente.
Questa partita non è semplicemente un risultato da analizzare, ma un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di un intervento più profondo: un’analisi critica delle dinamiche di squadra, una riorganizzazione tattica, e un’accelerazione nel potenziamento dell’organico, soprattutto in termini di solidità difensiva.
Il rischio è quello di assistere a una stagione compromessa da una performance insufficiente e da una mancanza di lucidità che, al di là delle responsabilità individuali, riflette una più ampia questione di sistema.
L’Allianz Stadium, ieri sera, ha visto più che un pareggio: ha visto un futuro juventino che necessita di una rapida e radicale revisione.