La mia vittoria è solo il coronamento di un lungo cammino, un percorso faticoso ma necessario per raggiungere l’obiettivo supremo: essere il migliore nel proprio sport. La parola “record” non ha più alcun significato, poiché ormai sono diventati una quotidianità che ci fa sprofondare in un mare di banalità. Ma io ho scelto di differenziarmi da questa norma e di dare valore alle mie conquiste. Ecco perché sono qui, a festeggiare questo mio primato mondiale agli Europei di marcia. La mia gioia è contagiosa, ma non solo, è anche un invito a riflettere sulla nostra società che ha smarrito il senso della meraviglia e della gratitudine per le vittorie. Questo record rappresenta ben più di una semplice cifra: rappresenta la dedizione, il sacrificio e la passione con cui sono cresciuto come atleta. Sono consapevole che ogni mia gara è anche un’opportunità per dimostrare a me stesso e agli altri quanto possiamo andare oltre i nostri limiti se ci mettiamo realmente in gioco. È un momento di grande emozione, ma non voglio dimenticare la mia originaria ispirazione: il desiderio di essere sempre più forte e veloce per rendere onore al mio paese e alla marcia che mi ha permesso di trovare la mia vera essenza.