Il sipario si chiude, temporaneamente, sul campionato MotoGP dopo un intenso primo scorcio di stagione, composto da dodici prove.
La pausa estiva, un respiro necessario per team, piloti e appassionati, si concluderà sotto i cieli austriaci, ma l’incertezza che tradizionalmente accompagna il motorsport sembra dissolta.
La sostanza del campionato, a questo punto, è un dato di fatto che anticipa la conclusione.
Marc Marquez, con una performance dominante, si è allontanato dalla concorrenza con un margine di punti impressionante: ben 120 sul fratello Alex e 168 su Francesco Bagnaia.
Questa leadership schiacciante non è frutto di un singolo episodio fortunato, bensì il risultato di una serie di risultati impeccabili, consolidati da cinque doppiette consecutive – vittorie sia nella sprint race che nella gara principale – che testimoniano una supremazia incontrastata.
Dietro a Marquez, la lotta per le posizioni di classifica appare sbiadita, ridotta a una contesa per l’onore e il tentativo, forse vano, di scalfire l’invincibilità dello spagnolo.
L’abilità di Marquez non risiede soltanto nella velocità e nella guida aggressiva, ma anche nella profonda intesa che ha sviluppato con la Ducati Desmosedici, una simbiosi che si traduce in prestazioni eccezionali ad ogni round.
La moto sembra un’estensione del suo corpo, permettendogli di esprimere il suo talento al massimo potenziale.
L’abilità tattica di Marquez è degna di nota: sa dosare le proprie forze, concedendo qualche partenza prudente per poi innescare la sua inarrestabile progressione, creando un’illusione di competizione che in realtà serve a controllare il ritmo e a gestire gli avversari.
Questa capacità di “giocare” con la gara e di mantenere sempre il controllo della situazione è un altro elemento chiave del suo successo.
La pausa estiva rappresenta dunque una parentesi, ma non un punto di svolta.
Il dominio di Marquez appare così netto da rendere difficile immaginare una rimonta significativa da parte dei suoi inseguitori.
Il campionato, di fatto, si è giocato in gran parte nelle prime dodici gare, lasciando presagire un finale di stagione caratterizzato più dalla formalità che dall’effettivo contendibilità.
Si tratta di una situazione inedita nel panorama motociclistico, dove il campione sembra già determinato ben prima del gran finale.