La recente eliminazione della nazionale femminile francese di calcio agli ottavi di finale di Euro 2025, sconfitta ai rigori contro la Germania dopo un pareggio per 1-1, ha innescato un’ondata di commenti d’odio online che ha profondamente scosso la Federazione calcistica francese (FFF) e l’intera comunità sportiva.
La FFF ha espresso una condanna ferma e inequivocabile di queste manifestazioni di violenza verbale, sottolineando l’assenza di qualsiasi giustificazione per simili attacchi.
L’episodio evidenzia una problematica più ampia e inquietante: l’utilizzo dei social media come piattaforma per l’odio, il razzismo e l’insulto, con un impatto devastante sul benessere psicologico degli atleti.
La reazione della Federazione non si limita a un mero atto di disapprovazione; si tratta di una presa di posizione netta e di un impegno attivo per contrastare questo fenomeno.
La denuncia formale all’unità nazionale contro l’odio online rappresenta un passo concreto per perseguire penalmente i responsabili, segnando una linea di demarcazione chiara tra la passione sportiva e l’intolleranza.
Il portiere Pauline Peyraud-Magnin, con il suo post su Instagram, ha offerto una testimonianza diretta della ferocia dei commenti ricevuti, un grido di allarme che amplifica la gravità della situazione.
Al di là della frustrazione comprensibile per la sconfitta, o della tristezza per la fine di un percorso agonistico, emerge un’inaccettabile escalation di violenza verbale che contravviene ai valori fondamentali dello sport.
Il caso di Selma Bacha, terzino sinistro di origini nordafricane, incarna ulteriormente la complessità della questione.
L’attacco subito dalla giocatrice, focalizzato sulla sua esecuzione di un rigore e sulle sue dichiarazioni post-partita, rivela dinamiche di pregiudizio e discriminazione che si intersecano con la competizione sportiva.
La sua esperienza, purtroppo, non è isolata e riflette un problema strutturale che riguarda la percezione e il trattamento delle atlete, soprattutto quelle provenienti da contesti migratori.
La critica sportiva, pur legittima, non può mai trasformarsi in attacco personale e denigratorio, alimentando un clima di ostilità che mina il rispetto e la dignità umana.
La Federazione si impegna a promuovere un ambiente sportivo inclusivo e rispettoso, dove ogni atleta possa esprimere il proprio talento senza timore di discriminazioni o abusi verbali.
L’educazione al rispetto e alla tolleranza, sia online che offline, rappresenta un obiettivo prioritario per la FFF, in collaborazione con le istituzioni e le organizzazioni che si battono contro l’odio e la violenza.