L’apice del trionfo continentale per l’Under 20 italiana di basket, sancito dalla vittoria sull’agguerrita Lituania nella finale dell’Europeo, ha risvegliato un’ondata di entusiasmo nazionale.
Un oro che spezza un decennio di attesa, ritornando a illuminare il palmarès dopo il 2013, ma che non ha cancellato le ombre di un episodio preesistente, un’amara dissonanza nell’aria.
Prima ancora che la competizione prendesse il via, la nazionale italiana si era trovata al centro di un’ondata di polemiche sui social media.
L’innesco? Una semplice fotografia, pubblicata dalla Federazione Italiana Pallacanestro, che ritraeva i giovani atleti in rappresentanza del Paese.
La composizione eterogenea della squadra, la presenza significativa di giocatori di origine africana, aveva scatenato un acceso dibattito, rapidamente degenerato in un’espressione di pregiudizi e inaccettabili generalizzazioni.
Lungi dall’essere accolti con orgoglio e riconoscimento, questi talentuosi atleti, portatori di sogni e speranze per il futuro del basket italiano, sono stati oggetto di un’inaspettata e dolorosa ondata di ostilità.
L’espressione di una profonda e radicata ansia identitaria, mista a una nostalgia idealizzata e, francamente, errata, di un passato immutabile.
Si è percepita la difficoltà, per alcuni, di conciliare la rappresentanza nazionale con l’evoluzione demografica e culturale del Paese.
La vicenda non si limita a una banale questione di colore della pelle.
Essa riflette una più ampia crisi di definizione dell’identità nazionale, un tentativo – fallito – di confinare la rappresentanza in schemi rigidi e obsoleti.
Questi giovani, nati e cresciuti in Italia, che hanno dedicato la loro passione al basket, che incarnano la vitalità e la diversità della società italiana, sono stati ingiustamente ridotti a simboli di una presunta “alterità”.
Il trionfo europeo, di fatto, ha paradossalmente amplificato la risonanza del problema.
La vittoria, il talento e la dedizione di questi giocatori hanno reso ancora più evidente l’incoerenza tra l’orgoglio nazionale e l’odio che alcuni hanno manifestato.
L’oro è un monito: il futuro del basket italiano, e forse dell’Italia stessa, risiede nell’accoglienza, nell’integrazione e nella celebrazione della diversità, non nella chiusura e nel pregiudizio.
La squadra Under 20, con la sua composizione multietnica, ha dato una lezione di sportività, talento e, soprattutto, di speranza per un’Italia più inclusiva e cosciente.