L’eco del meritato giorno di riposo si affievolisce, mentre il Tour de France 2025 si appresta a vivere la sua settimana cruciale, l’ultima sfida prima del trionfale arrivo a Parigi.
L’aria è carica di tensione, di un’attesa quasi tangibile che culminerà domenica, dove, salvo catastrofi impreviste, Tadej Pogacar sembrerà destinato a consolidare il suo dominio, aggiungendo una quarta corona alla sua già straordinaria collezione di maglie gialle.
Tuttavia, l’attesa è mitigata dall’imminente sfida che attende i ciclisti: la sedicesima tappa, un’ascensione che promette spettacolo e sofferenza.
La partenza da Montpellier segna l’inizio di un percorso che si inerpica verso il cuore della Provenza, verso la maestosa vetta del Mont Ventoux.
Non una semplice montagna, ma un’icona, un monumento naturale intriso di storia e leggenda.
Petrarca, nei suoi versi, ne ha già cantato la grandezza, percependo in quel paesaggio aspro e selvaggio un riflesso dell’anima umana, un contrasto tra l’effimero e l’eterno.
E non è solo la bellezza selvaggia a rendere il Ventoux unico: la sua cima, spoglia e lunare, offre uno scenario surreale, un paesaggio alieno a quasi duemila metri di altitudine, precisamente fino all’osservatorio meteorologico, sentinella silenziosa che scruta il cielo.
L’ascensione al Ventoux non è solo una prova di resistenza fisica, ma anche un viaggio attraverso la storia e la cultura francese.
Il paesaggio lunare, creato dall’erosione del vento e dagli incendi, racconta storie di resilienza e adattamento, di un ecosistema che lotta per sopravvivere in condizioni estreme.
Il vento, elemento pervasivo e inesorabile, scolpisce la roccia e plasma la vegetazione, creando un ambiente unico al mondo.
La tappa odierna non è quindi soltanto una sfida cronometrica, ma un confronto con la natura, con la propria forza di volontà e con lo spirito indomito di chi affronta le montagne.
La maglia gialla di Pogacar, simbolo di potenza e dominio, dovrà affrontare la prova più impegnativa, contro un avversario silenzioso ma inesorabile: la vetta del Mont Ventoux, custode di segreti e di leggende.
L’aria rarefatta, le pendenze vertiginose, la bellezza selvaggia: tutto concorrere a rendere questa tappa un momento indimenticabile del Tour de France.