Il richiamo di Firenze, l’eco profonda della sua storia e l’anima vibrante della Fiorentina, risuonano in me con una forza che trascende la semplice appartenenza.
Non si tratta di una scelta razionale, calcolata sui numeri o sulle promesse, ma di una risonanza interiore, un riconoscimento di affinità che mi ha colmato fin dalla prima comunicazione.
Il senso di connessione con questa squadra è radicato in qualcosa di più profondo di una mera convenienza professionale.
È una sensazione di *ritorno*, di riconnessione con un luogo e una comunità che hanno inciso nel mio percorso.
Non è un ritorno al passato, ma una riappropriazione di un’esperienza, una riscoperta di un’identità che si fonde con il presente.
La decisione di accettare questa sfida non è stata frutto di un’analisi complessa, ma di una consapevolezza immediata: era il percorso più autentico, quello che mi permetteva di esprimere al meglio il mio contributo.
Ogni dubbio si è dissolto di fronte alla chiarezza di questa chiamata, un invito a riabbracciare un legame che, nonostante il tempo, non si era mai spezzato completamente.
Questa squadra non è solo un gruppo di giocatori e allenatori; è un simbolo, un’espressione culturale di una città ricca di arte, di passione e di orgoglio.
Sentire il peso di questa eredità, la responsabilità di onorare la tradizione viola, mi motiva ad affrontare ogni sfida con dedizione e impegno.
Non si tratta di promettere miracoli o vittorie facili, ma di lavorare giorno dopo giorno, con umiltà e perseveranza, per costruire un progetto solido e duraturo, che sappia restituire ai tifosi la gioia e l’emozione di vedere la Fiorentina protagonista.
È un onore immenso poter contribuire a questo sogno, e lo affronterò con la stessa passione che anima questa città e questa squadra.
Il futuro è una tela bianca, e insieme, dipingeremo un capitolo indimenticabile nella storia della Fiorentina.