Il palcoscenico di Sassuolo ha visto il farsi di una contingenza calcistica particolare: un’amichevole che riproponeva una rivalità recente, un’eco di quella che ha determinato la geografia della Serie B 2022-2023.
Da una parte, Fabio Grosso, neo-allenatore del Sassuolo, accoglieva l’altra formazione, guidata da Alberto Gilardino, un avversario conosciuto per la ferocia dei loro scontri tattici in passato.
L’incontro, un remake di una stagione precedente, richiamava alla mente la vibrante contesa che aveva visto il Sassuolo emergere come campione, lasciando il Pisa al secondo posto.
Era una sfida intrisa di storia, di ambizioni mancate e di speranze rinverdinte.
La partita non era solo un test preparatorio per le rispettive squadre, ma una resa dei conti simbolica, un’opportunità per riscrivere la narrazione di un passato recente.
La presenza di Tramoni, ancora in maglia neroverde, rappresentava un legame tangibile con quella contesa, un filo conduttore che collegava il presente al passato.
Tuttavia, la dinamica del gioco si è evoluta.
La scelta di Grosso, che ha preferito Fadera a Laurienté – quest’ultimo, fautore di un prolifico bottino di gol nella passata stagione cadetta – sottolinea una nuova direzione, una differente concezione del gioco.
Laurienté, con la sua capacità di risolvere le partite con un lampo di genio, aveva rappresentato un’arma vincente per il Pisa, ma Grosso sembra intenzionato a sperimentare, a trovare nuove soluzioni tattiche, a costruire una squadra capace di esprimere un calcio più equilibrato e meno dipendente dalle individualità.
La scelta di Grosso non è un mero atto tecnico; è una dichiarazione di intenti, un messaggio alla tifoseria e agli avversari: il Sassuolo non si adagia sugli allori, ma continua a crescere, a evolversi, a reinventarsi.
L’assenza di Laurienté, quindi, non è una diminuzione, ma una trasformazione.
Un’opportunità per altri giocatori di mettersi in gioco, di dimostrare il proprio valore, di contribuire al progetto di Grosso.
Il pareggio finale, al di là del risultato in sé, non è una sconfitta, ma un punto di partenza.
Un momento di riflessione, un’occasione per analizzare gli errori, per affinare le strategie, per prepararsi al meglio alle sfide future.
La partita a Sassuolo, un remake di una rivalità che ha scritto una pagina importante del calcio italiano, si è conclusa con un pareggio, ma ha aperto nuove prospettive, nuovi interrogativi, nuove promesse per il futuro.








