L’attuale campionato di Serie A si presenta come un crogiolo di emozioni e, sempre più frequentemente, di contestazioni arbitrali.
Il recente scontro salvezza Napoli-Inter, speculare alla passata Milan-Fiorentina, ha riacceso un dibattito che serpeggia da settimane, amplificato dall’interpretazione spesso divergente delle decisioni prese in campo.
Non si tratta di un fenomeno isolato, ma di una tendenza consolidata dopo le prime otto uscite, caratterizzate da un numero elevato di penalizzazioni su calcio di rigore, alcune palesemente discutibili.
L’emergere di questa problematica ha generato un neologismo, “rigorini”, termine colloquiale e ironico che incapsula l’incertezza e la soggettività che spesso circondano l’assegnazione di questi calci di rigore, indipendentemente dall’intervento, o meno, della tecnologia VAR.
La presenza del VAR, lungi dal risolvere la questione, sembra, in alcuni casi, acuirla, generando ulteriori dubbi sull’effettiva correzione delle decisioni iniziali.
La novità di quest’anno, l’annuncio in diretta dal campo delle motivazioni alla base dell’intervento del VAR, inizialmente accolta con l’intento di aumentare la trasparenza e la comprensibilità delle decisioni arbitrali, si è rivelata paradossalmente un catalizzatore di ulteriori polemiche.
La spiegazione, seppur utile a illustrare il processo decisionale, non sempre riesce a dissipare i dubbi o a placare le contestazioni, anzi, spesso le rende più esplicite e dettagliate.
Questa spirale di polemiche pone interrogativi fondamentali sulla coerenza applicativa dei criteri di valutazione del fallo in area di rigore.
La soglia di contatto, la valutazione dell’intenzionalità, l’interpretazione della “zona marginale” – l’area di contatto tra corpo dell’attaccante e difensore – sono elementi che si prestano a interpretazioni diverse, rendendo la decisione arbitrale un atto intrinsecamente soggettivo.
La precedente raccomandazione del designatore Gianluca Rocchi, che invitava gli arbitri ad evitare decisioni al limite, assume quindi un significato ancora più rilevante.
La difficoltà risiede nell’equilibrio tra l’applicazione rigorosa del regolamento e la necessità di preservare il flusso di gioco, evitando interruzioni eccessive e mantenendo l’integrità dello spettacolo calcistico.
La pressione mediatica, l’importanza dei punti in palio e la crescente sensibilità dei tifosi contribuiscono a rendere questo compito sempre più arduo.
Resta da vedere se, con il proseguire del campionato, si assisterà a un’evoluzione nell’interpretazione dei falli in area di rigore o se le polemiche continueranno ad accompagnare ogni decisione arbitrale, minando la credibilità e la fruibilità del calcio.









